DA IBRAHIMOVIC A MOSER: L’ITALIA CAMBIA VOLTO

Il calciatore svedese saluta il Milan,
il ciclista azzurro sale alla ribalta!

 

Da Ibrahimovic a Moser..

Zlatan è tra i calciatori più forti del mondo ed è passato dal Milan al Paris Saint Germain, l’altro è un giovane ciclista italiano che è salito alla ribalta grazie ai successi conseguiti nel Giro di Polonia. I due praticano discipline diverse, hanno carriere del tutto differenti (una già piena di successi e di soddisfazioni, l’altra appena cominciata) e possiedono caratteri diametralmente opposti (di indiscutibile personalità il fuoriclasse svedese, poco appariscente il trentino della Liquigas). I due non hanno niente in comune, ma se presi insieme fotografano il momento storico dell’Italia sportiva e simboleggiano un passaggio di consegne diventato inevitabile. I campioni (soprattutto del calcio) salutano il nostro paese attirati come calamite da ingaggi faraonici messi sul piatto da società apparentemente senza problemi finanziari e all’Italia sportiva non resta che affidarsi alla voglia di emergere di giovani talenti fatti in casa. Chi va e chi sale alla ribalta quindi come immagine unica di una realtà in piena evoluzione.

Ibra rappresenta il simbolo di un calcio che sta perdendo uno dopo l’altro tutti i suoi pezzi da novanta, Moser è l’emblema del ringiovanimento e di un Made in Italy capace di conquistare la luce dei riflettori.

Il paragone tra due sport differenti è chiaramente voluto e dimostra che il cambiamento interessa trasversalmente l’intero sistema nazionale. Il calcio è per forza di cose la punta dell’iceberg e paga dazio più delle altre discipline. La cessione di Ibrahimovic è più che legittima e giunge in conseguenza di un’offerta da urlo. Il Psg di Leonardo sta facendo la voce grossa e in un anno ha portato via al calcio italiano Sirigu, Pastore, Thiago Motta, Menez, Verratti, Lavezzi, Thiago Silva ed Ibrahimovic. Giocatori affermati quindi, ma anche giovani talenti prelevati a peso d’oro. Il nostro campionato sta perdendo appeal e non ha più la forza a livello economico per attirare i grandi nomi. Ci ha rimesso il Milan, ma ad uscire con le ossa rotte è soprattutto il calcio italiano. Se a coloro che sono volati in Francia aggiungiamo Balotelli, Eto’o, Sanchez e Giuseppe Rossi (giusto per citare soltanto i nomi più importanti) il quadro si fa ancora più significativo. Abbiamo perso fascino e anche tanti allenatori entrati nella storia hanno deciso di riempire le valigie e di emigrare in altre zone del mondo. Capello, Lippi, Trapattoni, Mancini, Spalletti, Mourinho e Ancelotti gli esempi più famosi. Sneijder e Maicon sono da giorni sul piede di partenza, Pirlo, Buffon, Cassano, Totti e Pato rischiano di rimanere gli ultimi calciatori dal tasso tecnico superiore alla media. Obbligatorio puntare sui giovani e costruire le basi per la rinascita sperando che il progetto di svecchiamento non necessiti di troppo tempo. Per farlo però non servono solo le chiacchiere. E’ il momento di aguzzare l’ingegno e seguire una linea guida. Finora c’erano i soldi, ma non le idee, ora serve un deciso cambio di rotta, altrimenti il gap con le grandi potenze continentali diventerà una voragine. Creare le strutture, potenziare i settori giovanili e reagire perché la competitività è scesa ai minimi storici.

Per un Ibrahimovic che va (ma anche per un Verratti visto che si parla molto di giovani) c’è un Moser che si mette in evidenza. Il giovane trentino è diventato in pochi giorni l’uomo copertina del ciclismo azzurro. Non è ancora conosciuto dal grande pubblico e per questo motivo merita due parole di presentazione. Il cognome Moser rappresenta la storia delle due ruote e nelle generazioni meno giovani evoca straordinari ricordi per le imprese compiute negli anni ’70 e ’80 dal grande Francesco. Moreno è suo nipote e sembra avere nel dna le doti del campione. E’ passato tra i professionisti all’inizio di questa stagione con la casacca della Liquigas e non ha ancora compiuto 22 anni (è nato infatti il 25 dicembre 1990), ma si è già ritagliato uno spazio importante ed in pochi mesi ha conquistato 5 affermazioni. Ha iniziato vincendo il Trofeo Laigueglia, ha proseguito trionfando al Gp di Francoforte ed è esploso al Giro di Polonia collezionando 2 affermazioni di tappa e primeggiando nella graduatoria finale. Ha vinto corse prestigiose ed ha dimostrato qualità fuori dal comune. Prima di festeggiare la nascita di un nuovo campione è necessario attendere ulteriori conferme, ma le premesse sono davvero incoraggianti. Moser porta una ventata di freschezza e risveglia la passione non solo per l’illustre cognome. La sua carriera è ancora agli albori e deve esser gestito con saggezza. Così si punta davvero sui giovani e non gettandoli nella mischia per mancanza di risorse da investire.

Nessun dramma per la partenza di Ibrahimovic (anche se la Serie A diventa sempre più mediocre) a patto che si scoprano e si valorizzino altri Moser. Il paragone è forzato e volutamente polemico perché adesso, più che mai, tutte le discipline sportive sono ossessionate dagli stessi problemi. Ben venga allora un talento come Moreno Moser, ben venga uno sport capace di ripartire e di gestirsi nonostante le dolorose partenze di tanti campioni. Non è il momento di piangersi addosso, è il momento di rimboccarsi le maniche e di coltivare i prodotti della nostra terra. Con oculatezza, ma soprattutto con idee e competenza..