CALCIO MERCATO LOW COST: POCHI SOLDI, POCHI SOGNI

Calcio italiano al risparmio,
l’estate scorre via senza nomi che scatenano la fantasia

Gli appassionati di calcio mercato si stanno rassegnando di fronte ad un dato che con il trascorrere delle settimane è diventato evidente: stiamo vivendo un’estate low cost e non solo per colpa di una crisi ormai fin troppo nota. Nessuno pensava che il mondo del calcio fosse esente dalle problematiche economiche che da tempo influenzano la vita dei comuni mortali, in pochi però osavano immaginare così tanto immobilismo. Non sono un malato di mercato (preferisco il suono del calcio giocato a quello delle chiacchiere estive), ma adesso che le trattative stentano e che i colpi interessanti sono diventati merce rara ne sento la mancanza. E’ giusto che le società diventino più oculate e meno spendaccione, ma così viene meno anche la possibilità di sognare.

Non bisogna tornare troppo indietro nel tempo per rivivere le discussioni da bar o da spiaggia sugli acquisti del nostro calcio.

Ci si appassionava, ci si illudeva, si disquisiva sulle qualità dei vari calciatori, si facevano ipotesi di formazioni e si preparavano griglie di partenza stile formula uno per capire chi scattava in pole position per la vittoria del campionato. Lo si può fare anche adesso, ma senza acquisti rilevanti si è spenta anche la fantasia. Dopo l’Europeo (emozionante al di là dell’ottimo risultato dell’Italia) ed in attesa delle partite che assegnano punti resta un incolmabile vuoto. I colpi di mercato si contano sulle dita di una mano, i grandi nomi sono ormai destinati alle nuove potenze del calcio europeo (Manchester City e Paris Saint Germain in primis). Ben vengano i soldi degli sceicchi, ben venga il fair play finanziario, ben vengano oculatezza ed innesti mirati. Il calcio italiano, dopo anni di abbuffate e di spese folli, ha trovato equilibrio e rispetto, ma ha perso fascino e capacità di far sognare. Dobbiamo rassegnarci perché all’orizzonte non si vedono novità incoraggianti.

L’articolo non vuole scavare nelle cause che hanno portato il calcio italiano sull’orlo del precipizio (per farlo servirebbero diverse pagine), ma vuol testimoniare che qualcosa di molto accattivante è stato sciaguratamente perso per strada. L’appetibilità della Serie A è ai minimi storici (negli ultimi anni abbiamo perso campioni come Kakà, Eto’o, Lavezzi, giovani talenti quali Balotelli, Giuseppe Rossi, Pastore, Sanchez e ora rischiamo di farci sfuggire pure Julio Cesar, Maicon e magari Thiago Silva), l’età anagrafica di fuoriclasse che hanno fatto la storia (Del Piero, Nesta, Seedorf, Inzaghi, Zambrotta, ma anche Gattuso, Cordoba e Stankovic) sta contribuendo ad impoverire un calcio diventato già inferiore a quello di Spagna, Inghilterra e Germania (lo dicono le Coppe Europee), i numerosi scandali che hanno massacrato lo sport più amato dagli italiani hanno allontanato la gente dagli stadi ed hanno fatto passare a molti la voglia di appassionarsi al mondo del pallone. Se anche il mercato diventa di scarso livello allora è proprio finita. Non dico che l’Italia (intesa come insieme di squadre) debba assicurarsi Messi e Cristiano Ronaldo, ma non possiamo nemmeno prendere per buona la storiella che le nostre squadre sono al livello dei colossi stranieri.

La Juventus campione d’Italia si è mossa piuttosto bene (Isla, Asamoah, Lucio, Pogba e Giovinco), ma non è ancora riuscita ad assicurarsi quel top player che da mesi è sulla bocca degli esperti. Il Milan ha perso Nesta, Gattuso, Seedorf, Zambrotta, Van Bommel e Inzaghi e al momento ha preso Acerbi, Montolivo, Constant e Traoré. L’Inter si è liberata (frettolosamente?) di Lucio e Julio Cesar e sembra pronta a rinunciare anche a Maicon e Sneijder (dopo Eto’o, Balotelli, Thiago Motta e naturalmente Mourinho). La straordinaria squadra capace di firmare il triplete non c’è più, dall’ultimo mercato sono invece arrivati Palacio, Handanovic e Silvestre (e forse Paulinho e Lucas). Nessuno si offenda, ma per far sognare i tifosi servirebbe ben altro. L’ultimo vero colpo del mercato italiano è stato messo a segno due stagioni fa dal Milan (che riportò in Italia Ibrahimovic). Da allora pochi campioni e tanti giocatori su cui puntare in prospettiva. Se le grandi non ridono, alle altre non resta che piangere ed arrabbattarsi con scambi ed innesti decisamente poco costosi. Il tempo delle vacche grasse è finito, quello dei colpi ad effetto anche, ma la cosa peggiore è che i tifosi stanno perdendo la voglia di sognare. Se questa sia la politica giusta lo scopriremo tra qualche anno, per adesso dobbiamo rassegnarci ad un mercato privo di sussulti. In attesa che il suono del calcio giocato torni a farla da padrone.