Conte si è dimesso e non è più allenatore della Juventus

Antonio Conte lascia a causa delle divergenze con la società. La panchina della Juventus è già stata affidata a Massimiliano Allegri!

Terremoto Juve: Le dimissioni di Conte

La notizia è arrivata martedì sera poco prima delle 20:00 ed ha ovviamente monopolizzato l’attenzione degli appassionati di calcio. Antonio Conte non è più l’allenatore della Juventus. Il tecnico che ha riportato in alto la compagine bianconera ha rassegnato infatti le dimissioni ai massimi dirigenti della società. Il rapporto si è bruscamente interrotto dopo 3 scudetti consecutivi e in modo decisamente inaspettato. Non perché tra le due parti fosse tutto rose e fiori, ma perché a ritiro già iniziato e con il mercato in pieno svolgimento era difficile supporre che la situazione precipitasse nello spazio di appena un pomeriggio.

L’idillio tra il tecnico e i vertici dirigenziali era terminato nella scorsa estate quando alcune operazioni di mercato (le cessioni di Giaccherini e Matri tanto per citare due esempi) non avevano trovato il pieno consenso di Conte. Gli acquisti di Llorente e di Tevez avevano ricomposto solo marginalmente la frattura, il cammino da record in campionato ha in fin dei conti soltanto ritardato quello che a fine aprile appariva inevitabile. Invece il contratto è stato prolungato (senza particolare enfasi a dire il vero) e tutto sembrava sistemato. Per questo le sue dimissioni hanno rappresentato un vero terremoto.

Il motivo di tale decisione? Tra le ipotesi più plausibili le difficoltà scaturite da un mercato volto al risparmio, i mancati arrivi di giocatori che possano permettere alla Juve di compiere il definitivo salto di qualità in ambito europeo, le mai smentiti voci di partenze illustri (Vidal su tutti), la durata del contratto. Elementi che non sono stati assorbiti e che hanno portato alla rottura. In molti si chiedono se la possibilità di allenare la nazionale italiana abbia influito sulla scelta di Conte. Nei prossimi giorni sapremo se l’ipotesi è concreta, ma ad oggi questa è soltanto una voce da verificare. La panchina azzurra fa gola a tutti (e ci mancherebbe) anche se non credo che sia stata all’origine del divorzio.

Conte è un tecnico giovane, bravo, motivato ed ambizioso che proprio grazie a queste qualità ha spremuto al massimo un organico forte ma non eccezionale. A mio avviso si è reso conto che senza un paio di arrivi importanti difficilmente avrebbe potuto ripetersi in Italia (a suon di record intendo) e migliorarsi in Europa (dove il gap con le grandi del continente è ancora netto). Si è dimesso non perché impaurito dalla prospettiva, ma perché non ha riscontrato nei massimi dirigenti la stessa voglia di alzare l’asticella. Non c’era più feeling e anche i rapporti umani probabilmente si erano guastati.

 

Antonio Conte

 

La Juventus senza Conte

Il popolo bianconero ha ovviamente reagito con rabbia alle dimissioni di Conte. Per la maniera in cui si sono materializzate, perché si tratta di un allenatore di sicuro spessore, perché la società è parsa quasi indifferente di fronte alla separazione, perché è da sempre il simbolo del dna juventino. Senza Conte la Juventus perde a mio avviso molto del proprio potenziale perché il merito principale del mister è stato quello di fare esprimere ogni elemento della rosa ai massimi livelli. E non è assolutamente dote da poco. L’allenatore in una squadra pesa tanto soprattutto quando riesce ad essere la guida in cui tutti si rispecchiano. E Conte lo è stato. Oltre a questo ha dato un gioco brillante e una continuità di rendimento fino a poco prima impossibile da prevedere. Basti pensare che l’anno prima del suo arrivo la Juventus era rimasta fuori dalle coppe per la seconda volta di fila ed era reduce da due stagioni a dir poco fallimentari.

Conte ha riportato la squadra nei quartieri nobili ed ha dato al gruppo una mentalità vincente. Non è stato soltanto merito suo e non è che con il suo addio la Juve si trova proiettata nel baratro. Il team bianconero resta probabilmente il migliore in Italia ed ha le qualità per puntare al 4° titolo. Obiettivo difficile (lo sarebbe stato anche con Conte in panchina), ma alla portata a patto che Massimiliano Allegri riesca ad integrarsi con il gruppo e a motivarlo con lo stesso ardore. Il compito che lo attende non è assolutamente facile e l’accoglienza non eccezionale di parte della tifoseria lo ha confermato fino da subito. Non perché abbia diretto il Milan fino a pochi mesi fa, non perché sia allenatore inadeguato e impreparato, ma perché non riscalda l’animo come sapeva fare il suo predecessore (osannato dagli juventini, antipatico al resto dei tifosi). Allegri non dovrà tentare di emulare Conte e dovrà essere sé stesso (con i suoi pregi e con i suoi difetti). Solo così potrà cominciare un nuovo percorso. Per riuscire nell’intento, per non far rimpiangere il grande ex e per conquistare l’amore dei tifosi.

 

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