#5 Sócrates e la democrazia

Mondiali & Parole – Il quinto racconto: “Sócrates e la democrazia” a cura di Luciano Cimbolini

«Vorrei morire di domenica, nel giorno in cui il Corinthians vince il titolo».

Parole del 1983. Parole di Sócrates. Grandissimo giocatore, ma ancor più grande personaggio. Sicuramente il più profondo ed eccentrico del Mondiale 82. In Spagna c’erano 8/9 calciatori più forti lui e questo dice tutto del livello tecnico di quel Super Mondiale. Non c’era, però, nessuna personalità originale come la sua. Unico come giocatore: altissimo, magrissimo, piedi minuti, grande tecnica e visione del campo e del gioco. Due volte capitano mondiale del Brasile. El Magrão, uomo di sinistra e testa raffinata, alieno da qualunque autoritarismo, anche nel mondo del calcio.

Giocava nel Corinthians, squadra nata nel 1910 dalla volontà degli immigrati di sfidare il calcio dei club delle elite di San Paolo. Prendeva di petto i tifosi. Dopo una partita persa, i giocatori furono costretti a difendersi dall’assalto degli ultras del Timão. E quelli mica erano ultras normali. Erano i Gaviões da Fiel, i Falchi della Fedele.

In quella successiva, Sócrates realizzò una tripletta senza mai esultare: la torcida corinthiana andava educata. Proprio come fanno oggi i giocatori in Italia!
Fu il principale esponente di quel fantastico e strampalato esperimento calcistico-politico che va sotto il nome di Democrazia Corinthiana.

Nel Brasile degli anni ottanta c’è la dittatura. In declino, ma pur sempre dittatura. Le prime libere elezioni a livello nazionale saranno solo nel 1985, ma a livello locale già qualcosa inizia a muoversi. Nel 1982, in occasione delle elezioni municipali e statali, sulla maglia del Corinthias compare la scritta: “il 15 andate a votare”. Tenete presente che il Corinthias oggi ha circa 28 milioni di tifosi, il triplo degli svedesi (non dei tifosi … di tutti gli svedesi!). Negli anni 80 saranno stati intorno ai 22/23 milioni. E’ facile comprendere come certi messaggi non fossero mica uno scherzo.

Era il Corinthians di Sócrates, Walter Casagrande, Wladimir, Zenon, Biro-Biro, dove tutti erano uguali, dove tutto veniva messo ai voti (formazione, tattica, menù, orario di partenza), dove l’Allenatore Mario Travaglini non contava nulla, dove non c’erano ritiri, dove tutto era lasciato alla responsabilità del singolo.
Sócrates, alla fine dell’esperimento, legò il suo destino individuale a quello politico del Brasile, grazie ad una scommessa ardita. Vicino alle posizioni di Elezioni Ora, in un comizio disse che sarebbe rimasto in Brasile e al Corinthians se, in Parlamento, fosse stato votato un emendamento costituzionale per ristabilire libere elezioni. L’emendamento fu bocciato e il Dottore sbarcò in Italia, a Firenze.

Qui le cose andarono molto meno bene. Pian piano, complici l’alcol e il fumo, iniziò la parabola discendente del Dottore.
L’aspetto più sorprendente dell’esperimento democratico, però, a mio avviso sono stati i risultati sportivi ed economici. La Democrazia Corinthiana ebbe inizio nel 1982 e terminò due anni più tardi. In questo breve periodo vinse, giocando un bel calcio, due volte il campionato paulista. Nel 1984, quando Sócrates e Casagrande lasciarono il club e la Democrazia Corinthiana ebbe fine, anche le disastrate casse sociali, piene di debiti ereditati dalla precedente gestione, erano risanate.

Sócrates è morto domenica 4 dicembre 2011. Nello stesso giorno il Corinthias vinceva il Campeonato Brasileiro e i tifosi del Timão commossi, in massa, gli resero omaggio. Era avanti il Dottore!!