INTER E MILAN: I PIU’ E I MENO DEL DERBY

I nerazzurri vincono una gara ricca di polemiche e povera di qualità

 

L’Inter ha vinto il derby di Milano grazie alla zuccata di Samuel, ha conquistato il 3° successo consecutivo (dopo quelli firmati con Chievo e Fiorentina) e si è confermata al 3° posto della classifica (pari merito con la Lazio, -4 da Juventus e Napoli), mentre il Milan ha subito la 4° sconfitta in campionato (su 7 partite) ed è distante 12 lunghezze dal tandem che guida la graduatoria. Analizzando i freddi dati statistici sono due le considerazioni immediate: l’Inter sembra aver imboccato la strada per diventare una delle pretendenti al titolo, il Milan pare ridimensionato e troppo lontano per poter puntare ad un piazzamento di prestigio. Il discorso è vero soltanto in parte ed il derby più prestigioso d’Italia (almeno come blasone e titoli vinti) va a mio giudizio letto in modo più approfondito.

Qui Inter.

I nerazzurri hanno avuto il merito (e la fortuna) di sbloccare il risultato dopo appena 3 minuti e hanno potuto impostare la sfida sui binari migliori. La squadra di Stramaccioni ha fallito il raddoppio con Milito e ha poi controllato senza affanni la sterile reazione dei cugini. Il primo tempo dell’Inter è stato deludente. I nerazzurri hanno infatti giocato con sufficienza ed hanno sprecato ripartenze quanto mai invitanti. Il reparto difensivo ha convinto più per la forza dei singoli (Samuel su tutti) e per i demeriti del Milan che a livello di insieme. Nagatomo è rimasto basso, ma si è fatto infilare più di una volta e Juan Jesus ha confermato di essere bravo nei duelli di forza, ma si è fatto spesso trasportare fuori posizione dalla eccessiva foga. La linea di centrocampo ha funzionato in fase di interdizione (Cambiasso prezioso come schermo di protezione), ma ha mostrato chiare lacune in fase di impostazione, Coutinho ha sbagliato passaggi elementari e ha giocato senza la giusta determinazione. In avanti Milito si è fatto condizionare dal gol mangiato, mentre Cassano è stato meno brillante rispetto alle precedenti apparizioni. L’Inter poteva chiudere la gara ed invece ha gestito con troppa arroganza la fase più favorevole del match. Decisamente diverso lo spirito mostrato dalla squadra di Stramaccioni nella ripresa. L’espulsione di Nagatomo ha fatto ritrovare ai nerazzurri lo spirito combattivo mostrato ai tempi di Mourinho e i gladiatori nerazzurri (Samuel e Cambiasso su tutti) sono diventati baluardi quasi insuperabili. Il possesso palla è calato in modo vertiginoso (33,7% nel complesso) e le occasioni da gol sono diventate minime (solamente Palacio nel finale), ma l’Inter ha lottato come ai bei tempi ed ha messo sul piatto tantissima voglia. Il gioco va migliorato (e di gran lunga), i meccanismi del 3-5-2 vanno affinati, ma le vittorie aiutano a lavorare e portano entusiasmo. La prestazione del derby è stata poco convincente e per puntare allo Scudetto servono ancora tanti passi in avanti. Bene per la grinta mostrata nella ripresa e per i tre punti, ma guai a farsi illusioni. La strada è ancora lunghissima.

Qui Milan.

I rossoneri hanno iniziato la gara nel peggiore dei modi e hanno rischiato di compromettere il derby dopo appena 7 minuti di gioco (gol di Samuel e raddoppio fallito clamorosamente da Milito). Superato lo shock, la squadra di Allegri ha provato a riprendersi, ma senza creare occasioni rilevanti. Ci ha provato Montolivo da fuori (un tiro a fil di palo, uno destinato in rete ed ingiustamente stoppato dal direttore di gara), mentre gli attaccanti hanno inciso pochissimo. I rossoneri hanno tirato fuori l’orgoglio, ma hanno confermato incredibili carenze sotto il profilo qualitativo. De Jong si è tolto da ogni responsabilità, El Shaarawy ha fatto poco o niente per entrare nel film della partita, Bojan è parso brillante quanto fumoso, Boateng è sembrato lontano parente della furia ammirata nel primo anno rossonero. L’unica nota positiva del confronto è stata la prova di Montolivo. L’ex viola ha messo in campo personalità, voglia di incidere e pericolosi tiri dalla distanza. Lui si è guadagnato la sufficienza piena, gli altri hanno recitato da comparse. Nella ripresa il Milan ha attaccato con veemenza, ma con scarsa lucidità ed ha finito per agevolare la difesa nerazzurra con tanti cross senza pretese. Attaccando a testa bassa e senza qualità nel giro palla è difficile andare in rete. Sarebbe servita la giocata del singolo, ma i campioni sono emigrati altrove. Milan volenteroso, ma incapace di sfruttare al meglio la superiorità numerica (45 minuti totali recupero compreso). Con queste premesse è difficile puntare in alto. Pazzini pare incapace di uscire dal tunnel infilato nella scorsa stagione (la tripletta di Bologna rimane ad oggi un caso isolato), Pato è sempre alle prese con i soliti guai fisici, El Shaarawy è un talento ancora in cerca di continuità, gli altri sono degli onesti portatori d’acqua, ma non possono certo fare la differenza ad alti livelli. Milan in crisi? Al momento si, nei risultati e nel gioco.

Gli errori arbitrali.

La partita tra Milan e Inter è stata condizionata da diversi errori arbitrali. Chi scrive non vuol incentrare tutto sulla moviola, ma due righe sono d’obbligo. Valeri ha sbagliato molte decisioni e non ha certo vissuto la sua miglior serata. Ha mancato di personalità fin dall’inizio, ha sbagliato nel non espellere Juan Jesus (fischiando la fine primo tempo per non assumersi responsabilità), ha erroneamente sanzionato il fallo su di Emanuelson su Handanovic impedendo di fatto a Montolivo di realizzare il gol del pari, è stato generoso nei confronti dei due tecnici (entrambi esagerati nel protestare) ed ha “indovinato” soltanto due decisioni pesanti: l’espulsione dell’ingenuo Nagatomo e la non concessione del rigore al Milan per il lieve contatto tra Samuel e Robinho.

La conclusione.

Arbitraggio insufficiente, polemiche legittime, ma che non devono annebbiare la vista delle due contendenti.. Il Milan se vuole tornare in alto deve andare avanti senza cercare alibi, l’Inter se vuole lottare per lo Scudetto non può pensare di aver disputato una prova maiuscola. Nessuno pianga più del dovuto e nessuno sorrida con eccessiva superbia. A livello qualitativo è stato un derby mediocre, per chi lo ha perso e per chi lo ha vinto.