GILBERT CAMPIONE DEL MONDO.. ITALIA FERMA AL PALO!

Il belga vince con una magia, gli azzurri deludono le attese..

Gilbert Campione del Mondo.. Che impresa! 

L’Italia del ciclismo si lecca le ferite e si interroga sui motivi della nuova debacle. Il Mondiale di Valkenburg è andato in archivio e ha fatto registrare il trionfo di un assoluto fuoriclasse delle due ruote, Philippe Gilbert. Prima di analizzare la prestazione azzurra è giusto rendere omaggio al campione belga. La sua azione è stata magistrale, il suo successo è stato più che meritato. Gilbert ha raddrizzato una stagione sottotono dominando la gara più attesa e ha tirato fuori dal cilindro un numero destinato ad entrare nella leggenda di questo sport. La sua azione sul Cauberg ha messo in croce tutti i rivali e ha fatto stropicciare gli occhi ai tanti appassionati di ciclismo. I paragoni si sono sprecati, gli elogi sono stati unanimi, ma nessuno si è sorpreso più di tanto per la stoccata portata dal fenomenale belga. Philippe si è confermato talento cristallino e grazie a questo trionfo ha arricchito un palmares già di grande spessore. Prima di vestire la maglia iridata 2012 aveva infatti messo in cassaforte 1 Liegi-Bastogne-Liegi (2011), 2 Giro di Lombardia (2009 e 2010), 2 Amstel Gold Race (2010 e 2011), 2 Parigi-Tours (2008 e 2009), 1 Freccia Vallone (2011) e 1 Clasica di San Sebastian (2011), aveva ottenuto diversi podi nelle classiche più prestigiose (3° alla Milano-Sanremo nel 2008 e nel 2011, 3° al Giro delle Fiandre nel 2009 e nel 2010, 3° alla Liegi-Bastogne-Liegi nel 2010, 3° alla Freccia Vallone 2012 ed ancora 3° alla Gand Wevelgem 2010) e vinto tappe al Tour de France (1), al Giro d’Italia (1) e alla Vuelta di Spagna (4).

Gilbert non è una sorpresa, ma è semmai uno dei pochi campioni veri del ciclismo mondiale (assieme a Contador, Boonen, Freire, Cancellara e Cavendish). Il suo numero non ha lasciato scampo agli avversari ed ha evidenziato la differenza che passa tra un buon corridore ed un fuoriclasse assoluto. Giù il cappello quindi e tanti complimenti. La sua maglia iridata fa sorridere il Belgio ed onora tutto il mondo del ciclismo. Gilbert ha corso da campione ed ha capitalizzato l’encomiabile lavoro della sua nazionale. Il Belgio è tornato sul trono mondiale a 7 anni di distanza dal trionfo firmato  sul circuito di Madrid da Tom Boonen (ottimo nel gestirsi e nel mettersi al servizio della squadra nonostante in tanti lo vedessero come uomo da battere).

Male invece l’Italia.

Non solo per la mancanza di risultati (il migliore è stato Oscar Gatto che si è piazzato al 13° posto), ma anche per la strategia adottata negli ultimi due giri. Gilbert era praticamente imbattibile, ma la superiorità del belga non deve farci pensare di aver ottenuto il massimo. L’Italia poteva e doveva raccogliere molto più di quanto non sia effettivamente accaduto. Non avevamo la punta di diamante, ma nessuno pensava ad una debacle di tali dimensioni. La nostra squadra ha perso compattezza nonostante la sostanziosa presenza nel gruppo di testa e con una tattica poco proficua ha vanificato quanto fatto nella prima fase di gara. Tutti si sono messi a disposizione di Nibali, ma il siciliano ha sbagliato modi e tempi per tentare la sparata e con la sua azione ha finito per agevolare Gilbert. E’ partito troppo presto ed ha tentato di staccare tutti puntando più sulla progressione che sullo scatto secco. Vincenzo ha giocato male le sue carte, l’Italia ha perso la trebisonda proprio nel momento decisivo. Visto come si era messa la corsa Moser poteva essere una soluzione importante, ma il giovane della Liquigas ha sprecato le ultime energie tirando a tutta in un tratto di pianura. Perché? Forse non aveva la gamba per tentare un azione da scattista, forse si è sacrificato per ordini di squadra, forse il palcoscenico mondiale è ancora troppo per un ragazzo in fase di maturazione. Gli altri hanno fatto il proprio dovere movimentando la gara fin dall’avvio, le due punte hanno invece perso una chance per conseguire un piazzamento significativo. Il Gilbert scattato a 2400 metri dall’arrivo è parso di un altro pianeta, ma gli azzurri si sono sciolti come neve al sole e hanno buttato quanto fatto in precedenza.

La provocazione..

Il risultato globale è stato deludente (il 13° posto di Gatto non può certamente essere definito altrimenti) e sul banco degli imputati è finito soprattutto Paolo Bettini. In 4 grandi competizioni con l’attuale Ct, l’Italia non è mai salita sul podio. Negli ultimi 3 Mondiali il miglior piazzamento di un corridore azzurro è stato il 4° posto conquistato da Filippo Pozzato a Melbourne 2010. Nelle due edizioni seguenti nessuno dei nostri è riuscito a piazzarsi nella top ten. Nel 2011 (sul circuito di Copenaghen) Daniele Bennati fu il miglior italiano con il suo 14° posto, nella gara di Valkenburg Oscar Gatto si è invece fermato in 13° posizione. Leggermente migliore il rendimento dell’Italia nella prova olimpica di Londra 2012 quando Luca Paolini è riuscito nell’impresa (il termine è volutamente forzato) di chiudere al 9° posto.

Nello sport i risultati rappresentano di norma l’unico criterio di giudizio per decidere il destino dei tecnici.. Non ce ne voglia il Ct Paolo Bettini, ma se fosse sulla panchina di una compagine di calcio sarebbe perlomeno a rischio esonero. Giusto o sbagliato è la legge dello sport. Bettini è stato un corridore eccellente (tra i migliori cacciatori di classiche di tutti i tempi), ma da tecnico della nazionale ha deluso le aspettative. Per i risultati ottenuti (o meglio mancati) e per le strategie adottate in corsa. L’Italia è scivolata nella Serie B del ciclismo e questo è l’unico dato che conta.

Il materiale tecnico per le gare di un giorno non è di eccelsa qualità, ma il bottino è negativo oltre ogni pessimistica previsione. Si doveva fare di più, si deve costruire un progetto da cui ripartire.. Non spetta a chi scrive decidere le sorti del Ct, ma vedere l’Italia lottare per le posizioni di rincalzo è davvero deprimente..