Roma Caput Mundi del tennis

Il Al via gli Internazionali d’Italia nella spettacolare cornice del Foro Italico di Roma. L’articolo di presentazione a cura di Paolo Rossi

Roma al centro del mondo della racchetta

La chiarezza non da adito ad interpretazioni. La citazione arriva dall’antichità del mondo latino classico il cui centro vitale fu Roma. Il mito vuole la capitale fondata il 21 aprile del 753 avanti Cristo. La città divenne fucina della civiltà Romana diffusasi nei secoli a venire in tutto l’Occidente. Ciò che fu Roma in termini di cultura è tuttora testimoniato dalla storia. Facendo un salto temporale di due millenni Roma torna in questi giorni ad essere la capitale del mondo. Ma di quell’universo sportivo chiamato Tennis. Il circuito professionistico della racchetta fa infatti tappa al Foro Italico per una nuova edizione degli Internazionali d’Italia che si annuncia nuovamente strepitosa. Le entry list nei tabelloni maschile e femminile – cioè l’elenco dei tennisti uomini e donne che si sono iscritti all’evento – sono da Grand Slam e non c’è dubbio che i valori aggiunti al torneo sono la città e la cornice dei campi in cui si disputano le gare. Il montepremi complessivo destinato a giocatori e alle giocatrici supera i 6.500.000 di euro. Nelle ultime edizioni e soprattutto da quando la manifestazione è diventato un torneo combinato, cioè mettendo insieme sia le gare maschili che femminili, gli Internazionali d’Italia BNL hanno avuto una crescita esponenziale di pubblico, decuplicando l’interesse mediatico. Nel 2014 furono 724 i rappresentanti dei media accreditati e 170 i paesi in cui è stato trasmesso il torneo. Ma il dato più significativo sono i 175.978 spettatori paganti che anno scorso hanno assistito dal vivo alla kermesse romana. È l’indicatore di una passione che ha rotto gli argini.

Il gradimento del pubblico è l’elemento importante degli Internazionali d’Italia. Oggi non c’è Circolo Tennis del continente che non metta a disposizione dei propri associati la possibilità di fare una gita al Foro per toccare con mano il Grande Tennis. Arrivano a Roma centinaia di Bus Gran Turismo colmi di appassionati, la gran parte giocatori amatoriali, e di bambini delle Scuole Tennis. Ognuno vuole assaporare il gusto affascinante del Grande Tennis e vedere a distanza ravvicinata i big della racchetta.

La disposizione del fascinoso impianto romano ha mutato forma negli anni. Dal vetusto campo centrale di fine anni settanta costruito con i tubi Innocenti che imprigionavano le statue del Pallacorda, allo Stadio attuale ristrutturato nel 2010 che regala allo spettatore una visione d’insieme spettacolare. Il tutto passando per gli anni novanta e duemila quando le impalcature posticce furono tolte riportando così all’antico splendore il Campo della Pallacorda e dando modo alle 18 statue di atleti olimpionici costruite col marmo di Carrara di sfoggiare la loro imponenza. Oggi questo campo storico, teatro di infinite battaglie tennistiche, è divenuto lo Stadio Pietrangeli. L’area del Foro Italico grazie ad un intervento urbanistico ben mirato portato a termine qualche anno fa ha guadagnato terreno. Lo spazio circostante ai vari campi laterali è stato ampliato e la prospettiva globale che lo spettatore incontra all’ingresso è suggestiva, un degno scenario per un evento sportivo di portata mondiale.

 

Foro Italico Roma, foto Brigitte Grassotti

 

La storia degli Internazionali d’Italia inizia nel 1930, quando la costruzione del Foro Italico avviata nel 1928 e conosciuto all’epoca come Foro Mussolini, non era conclusa. Per questo motivo le prime edizioni del torneo si svolsero a Roma a Milano al Tennis Club Milano su iniziativa del Conte Alberto Bonacossa, uno dei massimi dirigenti sportivi italiani dell’epoca che, dopo aver assistito in Francia ed Inghilterra ai tornei del Roland Garros e di Wimbledon, progettò di ideare anche nella penisola un evento del genere.

Primo vincitore fu lo statunitense Bill Tilden, giocatore immenso, in finale contro l’italiano Umberto de Morpurgo. Questi personaggi non immaginavano che avevano dato il via ad un albo d’oro in cui è incisa tutta la storia del Grande Tennis.

Fu dal 1935 che il torneo si trasferì al Foro, appena realizzato su progetto dell’architetto Enrico Del Debbio. Gli anni di guerra non fecero disputare gli Internazionali d’Italia che ripresero ad essere giocati a partire dal 1950. Sede della competizione rimase sempre Roma, salvo qualche rara eccezione: nel 1961, per celebrare il centenario dell’Unità d’Italia, il torneo fu giocato a Torino, prima capitale del Regno, mentre negli anni Ottanta alcune edizioni del torneo, ma solo quello femminile, si svolsero rispettivamente a Taranto e a Perugia.

Tra gli italiani maschi che hanno vinto gli Internazionali d’Italia di Roma troviamo Sertorio nel 1933, Palmieri nel 1934, Gardini nel 1955, Nicola Pietrangeli nel 1957 e nel 1961. Altro campione tricolore a trionfare al Foro Italico e primo italiano dell’era Open fu Adriano Panatta nel 1976, che da romano de’ Roma seppe vincere di fronte al proprio pubblico, innescando un fenomeno di massa senza precedenti. Erano le stagioni in cui chiunque avrebbe cominciato a praticare il Tennis.

Panatta è stato l’ultimo tennista italico ad incidere il proprio nome nell’albo d’oro del Singolare Maschile degli Internazionali. Un albo d’oro su cui spiccano tutti i più grandi del Tennis mondiale dal 1930 ad oggi. Citiamo solo i nomi più altisonanti: Tilden, Drobny, Ayala, Roche, Newcombe, Laver, Nastase, Borg, Vilas, Gomez, Clerc, Lendl, Wilander, Courier, Sampras, Muster, Rios, Kuerten, Agassi, Moya, Nadal, Djokovic.

Manca il nome di Roger Federer. Il tennista pluridecorato gioca a Roma da oltre un decennio ma pur raggiungendo la finale in tre occasioni (2003-2006-2013) ha sempre ceduto le armi nel turno conclusivo. Da ricordare la finale persa contro Nadal nel 2006, sfida durata oltre 5 ore di gioco e conclusasi al tie break del quinto set. Uno dei match di tennis definiti dagli addetti ai lavori tra i più belli di sempre ed entrati nella storia dello sport con la racchetta. Chissà se Re Roger saprà colmare quest’anno il vuoto. Staremo a vedere.

 

Articolo di Paolo Rossi, foto di Brigitte Grassotti