Us Open 2013: Resoconto e numeri

Gli spunti più interessanti dello Us Open, ultimo slam del grande tennis 2013.. Resoconto, numeri e considerazioni a cura di Paolo Rossi

Lo Us Open di Rafael Nadal: un fenomeno da 110 e Lode e 13 titoli dello Slam

Quella del tennista maiorchino è stata una stagione da ricordare e lo Us Open non ha fatto che confermarlo. Rafael Nadal ci aveva già abituato ad exploit fenomenali, ma quanto ha fatto in questo 2013 è veramente miracoloso. Giunto a New York come numero 2 della classifica Atp, lo spagnolo era rientrato in lizza dopo un lungo stop invernale durato sette mesi. Le ginocchia doloranti non gli permettevano di essere competitivo ed è stato necessario un periodo di cure e riposo. Nadal è quindi tornato alle competizioni nello scorso mese di Febbraio con la prova di Vina del Mar in Cile. Giocava avendo ancora dolore alle giunture ma serviva abituarsi, rodare il corpo alle fatiche dimenticate. Tra Maggio e Giugno a vinto a Roma e al Roland Garros, dove ha piazzato l’ottavo titolo. Ma non ha saputo vincere soltanto sulla terra rossa. A Marzo ha conquistato il Masters 1000 di Indian Wells sul cemento. È stato l’anticipo dell’estate americana. In Agosto ha siglato altri due successi: Montreal e Cincinnati, due ulteriori Masters 1000 , andati ad incrementare l’albo d’oro di Rafael. Nel 2012 fu costretto a rinunciare allo Us Open. Era obbligatorio curarsi. Inutile quindi prendervi parte soltanto per onor di firma. Quest’anno la sua presenza ha rappresentato una sorta di prova del nove. Risolta alla grande. Alla sua maniera: vincendo.

 

Us Open 2013: Diamo i numeri

I numeri dello spagnolo sommati in questo 2013 gli hanno dato pienamente ragione ed i sette mesi trascorsi lontano dal tennis sono un lontano ricordo. L’assenza poteva trasformarsi in un boomerang. Rimanere lontani dal clima agonistico mentre il circuito continuava a proporre sfide su sfide ha rappresentato anche un rischio: quello di rientrare senza più ritrovare il giusto ritmo di gara. Ma non è stato il caso di Nadal. Nei 13 tornei a cui ha preso parte ha raggiunto la finale in 12 occasioni, subendo soltanto la miseria di 3 sconfitte. Anzi, la pausa forzata sembra averlo reso ancora più forte. L’impressione e che abbia ritrovato un feeling perfetto con la palla e col suo corpo. Lui “sente” in maniera totale cosa è utile fare in campo. In questo Us Open 2013 ha perso in 7 incontri 51 games totali, per una media di 7 giochi ogni match. Considerando la lunga distanza del best of five sono una miseria. Ha annichilito gli avversari. Per strada ha lasciato due soli set, uno al tedesco Philipp Kohlschreiber nel turno degli ottavi, e l’altro in finale contro Novak Djokovic. Questo 13simo titolo dello Slam è ampiamente meritato. Ha vinto il miglior giocatore del momento di una epoca tennistica che, parafrasando Lo Scriba Gianni Clerici, non è la migliore.

 

Us Open 2013: Il numero 54 passa alla storia

54 è il numero degli scambi giocati nel corso della finale da Nadal e Djokovic nel sesto game della seconda partita su una palla break a favore del serbo. Il punteggio era di 6-2 Nadal, 3-2 e 40-30 a favore di Djokovic, con Rafael alla battuta. Nole ha conquistato il break approfittando di un rovescio dello spagnolo finito in rete, portandosi così in vantaggio per 4-2. La schermaglia è stata entusiasmante. I colpi viaggiavano a velocità stratosferica con traiettorie sempre più ficcanti. Djokovic ha colpito la palla 14 volte di rovescio e 13 di diritto. Nadal 18 volte di rovescio e 9 di diritto. Rivedendo lo scambio su You Tube (il video supererà qualche milione di visitatori tanto è già stato cliccato) si denota la brutalità della geometria impressa a quella povera pallina gialla ricoperta di feltro. Ma osservando il fraseggio si capisce che era Nadal a guidare il balletto, quasi sempre ben posizionato con i piedi anche dentro la linea di fondo campo per togliere tempo e spazio al povero Djokovic. Alla fine il punto è stato vinto da Novak, ma non è servito a nulla nel bilancio totale del confronto. A proposito, quella povera palla gialla protagonista di questo scambio, alla fine, poteva essere raccolta e conservata con questo scopo: farne immediatamente un pezzo di storia del tennis da esporre in qualche museo. Gli inglesi, e pure i francesi, lo avrebbero fatto. Tennis Memorabilia. Non a caso sia a Wimbledon che al Roland Garros hanno due musei dedicati al gioco della racchetta, con numerose chicche del genere.

 

Us Open: Le pagelle degli italiani

Cominciamo per cavalleria con le femmine. Promossa a pieni voti Flavia Pennetta. Rileggersi a proposito le buone cose fatte dalla brindisina in questo torneo, compresa l’ottima partita di semifinale, anche se persa, per mano di Victoria Azarenka. Promosse Roberta Vinci che ha raggiunto i quarti, Camila Giorgi battuta dalla Vinci negli Ottavi, Karin Knapp, Francesca Schiavone sconfitta dalla corazzata Serena Williams. Sara Errani, rimandata ad altro torneo. La simpatica Sara sta vivendo un momento di difficoltà, dovuto anche ai tanti successi mietuti negli ultimi due anni. La popolarità quando diventa ragione d’ansia va trattata con cura. La signorina Errani sente di dover dimostrare ogni giorno i risultati straordinari raggiunti ad un ambiente dove la concorrenza è agguerrita. Ma in realtà ha già attestato d’essere una tennista di grande valore. Torni quindi pure a giocare con serenità e se ne freghi di tutto il resto. Tra i maschietti: promosso Andreas Seppi. La sua promozione è completa, tuttavia perdere al quinto da Istomin quando avrebbe potuto accedere nei quarti di finale gli toglie la lode. Promossi per la presenza nel main draw: il senese Paolo Lorenzi (come poteva battere il ceco Berdych???), Tomas Fabbiano (sconfitto da Raonic), Filippo Volandri (battuto da Isner). Bocciato Fabio Fognini. Dopo le vacche grasse di Stoccarda e Amburgo l’estate americana poteva essere per lui migliore. Da dimenticare il match perso al primo turno contro l’americano Rajeev Ram, compresi gli atteggiamenti di campo.

 

Us Open 2013: Il prize money

Lo Us Open ha il montepremi più alto di qualsiasi altro torneo al mondo. I premi in denaro sono uguali sia per il tabellone maschile che femminile. Le ragazze possono ringraziare le lotte sindacali della tennista Billie Jean King che negli anni settanta si batte a lungo e in più occasioni per ottenere pari diritti e ottenere pari dignità nei confronti del tennis in gonnella. Parità tuttavia arrivata dopo qualche lustro, ma riconosciuta a tutti gli effetti. I vincitori dei tabelloni di singolare hanno portato a casa un assegno da 2.600.000 dollari. I 64 tennisti perdenti al primo turno di ogni tabellone principale del singolare si sono dovuti accontentare di 32.000 dollari. Le coppie vincenti nelle rispettive finali di Doppio hanno vinto 460.000 dollari. Nel Doppio Misto il premio era di 150.000 dollari. In totale il torneo ha distribuito denaro per una valore di $ 34.252.000. Entro il 2016 questo montepremi totale sarà portato alla stratosferica cifra di 50.000.000 di dollari. Ecco perché la maggioranza dei giocatori assegna 5 stelle al Major americano. Cosa dicono a proposito ? I Love New York !!!

 

 

Us Open 2013 : Weelchair Tennis

Letteralmente il Tennis su carrozzella. I Championships di New York prevedevano la disputa di 6 tabelloni di gara, maschili e femminili, sia in Singolare che in Doppio, oltre alla categoria detta Quad. Un torneo dello Slam a tutti gli effetti, insieme alle prove disputate a Melbourne, Wimbledon e Parigi. Ecco un esempio di quanto si trova scritto sul web in merito: “Il Tennis su carrozzina vide il suo debutto nel 1976 (manco a dirlo ndr) proprio negli Stati Uniti e da allora ha avuto un rapido sviluppo, sino a divenire uno degli sport in carrozzina più diffusi. Nel 1998 fu fondata la International Wheelchair Tennis Federation, Ente organizzativo per il tennis su sedia a rotelle a livello internazionale. In Italia il Wheelchair Tennis si è sviluppato a partire dal 1989 e nel 1990 vennero organizzati i primi Campionati Italiani con la partecipazione di 18 atleti. Attualmente l’Italia è la nazione europea che organizza il maggior numero di tornei internazionali (ma a livello periferico manca del tutto la promozione ndr).

 

Il gioco segue le regole del tennis tradizionale e richiede le stesse doti di abilità, strategia e preparazione atletica: la sola differenza con il tennis per normodotati è la possibilità che la pallina rimbalzi per due volte, la prima necessariamente all’interno delle linee di campo, prima di essere colpita. Praticano il tennis in carrozzina giocatori con disabilità ad uno o ad entrambi gli arti inferiori e giocatori con disabilità a tre o ai quattro arti (Tetraplegici). Per questi ultimi è prevista la categoria “Quad” in atto dal 1998.” Fin qui tutto bene, le informazioni sono corrette, tuttavia sarebbero da chiarire i significati culturali dei termini “normodotati” e “disabili”. Cosa significano? Tra il giocatore normodotato, cioè quello che può giocare sulle proprie gambe e non siede sulla carrozzina, e quello “disabile”, forse è proprio quest’ultimo a manifestare un’abilità maggiore, considerando quante azioni deve porre in atto per arrivare a colpire la palla. Quindi sarebbe forse meglio parlare di “persone che giocano a tennis”, senza accentuarne le differenze. Le barriere architettoniche non esisterebbero. Esistono proprio a causa di altre barriere: quelle culturali. Sono queste che impediscono, a monte, di garantire a tutte le persone, comprese le persone su carrozzina, il diritto e la possibilità di fare sport.

Leggende viste allo Us Open : Rodney George “Rod” Laver

Su tutte il mitico Rod Laver, oggi 75enne, il giocatore australiano più forte di tutti i tempi. Mise a segno il Grand Slam, cioè la vittoria in tutte e 4 le prove Major, in due epoche tennistiche diverse. La prima nel 1962, a 24 anni, quando ancora il Tennis era mantenuto nello stato di sport ad uso esclusivo dei dilettanti (ma alcune federazioni pagavano sottobanco i loro giocatori, tra cui quella italiana). La seconda agli albori dell’era open, nel 1969, all’età di 31 anni. Laver si classificò primo giocatore al mondo nel 1961 e 1962 da tennista dilettante, e nel 1968 e 1969, dopo l’inaugurazione dell‘era cosiddetta Open. Dal 1963 in poi, Laver fu escluso da tutte le prove del Grand Slam perché era passato giocatore professionista. Quante vittorie in più avrebbe impilato se vi avesse potuto partecipare ? Una manna.

 

Chi ha seguito per www.sportapp.it il torneo di New York?

Eccolo: Paolo Rossi.

 

 

Articolo a firma Paolo Rossi