Calcio Serie A: Roma in crisi d’identità

Giallorossi sconfitti 3-1 dalla Sampdoria e delusione del campionato..
L’esonero di Zeman non ha pagato e la Roma è in totale caos!

“A piede libero”: La crisi della Roma

Il secondo capitolo della rubrica “A piede libero” punta l’attenzione sulla Roma.. La squadra giallorossa ha perso 3-1 sul campo della Sampdoria e si è distinta in negativo: per il risultato, per gli screzi interni e per le mille contraddizioni di una stagione che rischia di chiudersi in modo quanto mai deludente. L’esonero di Zeman ha rappresentato il fallimento di un progetto indubbiamente affascinante, l’arrivo di Aurelio Andreazzoli non ha certo risolto i problemi strutturali. Il clima che circonda l’ambiente non è dei migliori, il caos interno allo spogliatoio risulta palese da atteggiamenti poco edificanti, la classifica piange e l’Europa si fa sempre più lontana. Ci sono le caratteristiche per parlare di una Roma in grave crisi d’identità.

 

Il ko con la Sampdoria

La sconfitta di Marassi è figlia di molti padri e le colpe non devono chiaramente essere indirizzate tutte verso la stessa direzione. I giallorossi hanno disputato un buon primo tempo, ma nella ripresa sono crollati di fronte a una Sampdoria tutt’altro che irresistibile. La difesa ha fatto acqua, la reazione è stata sterile, il rigore che Osvaldo ha letteralmente scippato a capitan Totti è stato l’episodio simbolo di una squadra ormai andata in barca sotto ogni punto di vista. Il puntero italo-argentino ha sbagliato il tiro dagli 11 metri, la Roma ha perso la possibilità di riequilibrare le sorti del match dopo il gol firmato dal blucerchiato Estigarribia. Non è intelligente indicare Osvaldo come l’artefice del ko, ma in caso di 1-1 la sfida poteva assumere un copione differente. Così non è stato. Il bel gol di Sansone ha consentito alla Samp di allungare, la rete di Lamela ha regalato alla Roma l’illusione di poter rientrare in partita, ma a chiudere i conti ci ha pensato il golden-boy Icardi. 3-1 per la Sampdoria e tutti a casa, con una coda polemica dovuta alla presunta provocazione di Burdisso e all’inqualificabile gesto (dito medio) del coach blucerchiato Delio Rossi. Ruggini da derby probabilmente, corrida evitabile soprattutto per un tecnico che poco tempo fa si era reso protagonista di un altro momento di follia (i pugni a Ljajic).

 

Il cambio di panchina non ha pagato

Il primo dato che emerge dopo la sconfitta di Marassi è che l’esonero di Zeman non ha portato benefici concreti. L’avvicendamento era avvenuto dopo il ko casalingo con il Cagliari e aveva rappresentato la fine del progetto cominciato in estate. La Roma di Zeman ha conquistato 34 punti su 23 giornate (1,478 di media a gara) con 46 gol effettivamente siglati (2° attacco più prolifico alle spalle della Juventus) e 42 reti incassate (2° difesa più battuta dopo quella del Pescara). I giallorossi hanno conquistato risultati deludenti e non sono riusciti ad effettuare il salto di qualità necessario per uscire dalla mediocrità. Tanti gol segnati e ancora più reti subite, alcune partite entusiasmanti e molte imbarazzanti, giocate offensive di rara bellezza e un incredibile numero di madornali errori difensivi.. Il tutto tra mille contraddizioni. Le polemiche per le frequenti esclusioni di De Rossi e l’idillio con capitan Totti, la poca affidabilità di certi giocatori e l’esplosività di un attacco di ottimo livello. Zeman ha pagato per tutti ed è finito per essere il principale artefice del suo esonero.. Quelle del boemo sono spesso apparse come le scelte integraliste di un tecnico che è ormai diventato prigioniero del suo dover essere personaggio a tutti i costi. La sua filosofia calcistica è affascinante quanto irrealizzabile, il materiale che la società gli ha messo a disposizione non è di primissima qualità. In difesa e in mezzo al campo la Roma non è competitiva e la colpa non è solo di Zeman. La società ha fatto degli errori di valutazione in sede di mercato.

Zeman ha pagato la sua cieca dedizione ad uno stile di gioco troppo sbilanciato, ha come sempre snobbato la fase difensiva, ha mostrato poca capacità di apportare delle modifiche ed ha confermato le sue difficoltà nel gestire una squadra blasonata (e una piazza importante quanto esigente). Allo stesso tempo non è facile costruire la difesa su giocatori sconosciuti e su portieri che prendono gol incredibili, così come non è semplice farsi rispettare e imporre regole in un ambiente privo di chiarezza (sui ruoli e sui programmi). Zeman non è riuscito a ripetere l’idillio creato lo scorso anno a Pescara ed ha fallito la sua missione. Chi ama gol e predica il calcio offensivo è rimasto deluso, chi sostiene che il boemo non è allenatore da grandi piazze e da squadre che vogliono lottare per il vertice ha registrato con piacere l’esonero. La verità sta in mezzo. Zeman ha sbagliato, ma la Roma ha carenze strutturali ed una rosa costruita senza logica.

 

Futuro Roma: Compito difficile per Andreazzoli

Il neo allenatore Andreazzoli ha ereditato una situazione a dir poco complicata. Impossibile giudicare l’operato del tecnico dopo pochi giorni, ovvio dire che il nuovo corso è iniziato nel modo peggiore: più per le sensazioni offerte che per la sconfitta. La Roma ha mostrato i suoi limiti caratteriali e ha pagato la mancanza di identità. L’episodio del penalty lo conferma. Totti è da sempre rigorista sopraffino e simbolo giallorosso. Inspiegabile quindi che a calciare sia stato Osvaldo. Il tecnico dovrà risolvere i problemi interni, stabilire gerarchie e dare un’impronta anche a livello di gestione, i giocatori dovranno pensare solo a svolgere al meglio il proprio ruolo e a mettere i bisogni della squadra davanti a tutto il resto. Con i protagonismi non si va da nessuna parte, serve umiltà. La rosa ha limiti evidenti, Andreazzoli dovrà fare di necessità virtù. Operazione difficile, ma non impossibile.

 

Roma con numeri da incubo

La situazione si fa sempre più negativa. I giallorossi hanno incassato la 2° sconfitta consecutiva e non vincono dal 22 dicembre (4-2 contro il Milan). Totti e compagni hanno collezionato 2 punti nelle ultime 6 partite (pari con Inter e Bologna) e sono scivolati al 9° posto della graduatoria (34 punti con 47 gol segnati e 45 subiti). La Champions League è un sogno praticamente irraggiungibile (10 punti di distacco dalla Lazio), l’Europa League rischia di allontanarsi in modo definitivo (-7 dal Milan). Per salvare la stagione urge una svolta significativa, nel gioco e nel modo di essere squadra.