# 10 Trionfare perdendo
Mondiali & Parole – Il racconto numero dieci: “Trionfare perdendo” a cura di Luciano Cimbolini
Perchè il calcio è lo sport di maggior successo al mondo? Perchè, ad ogni età, suscita entusiasmi e passioni in ogni angolo del mondo, povero o ricco che sia? Perchè, pur con tutti i suoi vizi e i suoi intrecci affaristici, con tutte le sue intrinseche contraddizioni, ha un seguito che gli altri sport nemmeno si azzardano a sognare?
E’ una domanda che molti si sono posti, e a cui ognuno da una risposta diversa.
Il motivo, secondo me, è semplice. E’ che non sempre il più forte vince. È questo il segreto del calcio. Se il pallone è rotondo, Davide qualche volta può battere Golia. Negli altri sport questo non accade. Prendete il rugby, figlio primogenito e splendido del calcio. La squadra più forte inesorabilmente prende il sopravvento. La fortuna e il talento del singolo non incidono, non sono in grado di ribaltare le forze in campo.
Nel calcio, invece, sorte, furbizia di gruppo e talento del singolo, a volte, ce la fanno a cambiare il corso apparentemente scritto delle cose. Quello che agli occhi di un profano può sembrare un’ingiustizia, agli occhi di un adepto è forza vitale e chiave di successo.
Poi, partendo da questo presupposto, il destino si è voluto divertire.
Le due più grandi squadre di sempre, difatti, ai Mondiali, sono arrivate seconde. L’Ungheria del 54 e l’Olanda del 74 non hanno alzato la coppa.
La Squadra d’Oro e l’Arancia Meccanica sono il meglio di quanto il calcio antico e moderno abbia espresso. Erano zeppe di campioni. Due fuoriclasse di ogni tempo, Puskas e Cruijff. Tanti campioni fantastici: Czibor, Kocsis dalla triste esistenza, Toth, gli hollywoodiani Krol e Rep, Rensembrink, Wan Hanegem. Due giocatori che hanno inventato, più che dei ruoli, un modo nuovo di fare calcio. Nandor Hidegkuti, il primo centravanti arretrato, oggi diremmo un falso nueve. Uno che portava a spasso i difensori centrali, per lasciare spazio ai fenomeni che si inserivano da dietro. Per inciso, Johan Cruijff, oltre a molto altro, era pure un falso nueve.
Johan Neeskens, invece, é stato il primo centrocampista totale, che giocava da area ad area. Difendeva, attaccava, segnava. E’ stato il primo di una triade di fantastici centrocampisti totali che si sono succeduti in Europa dal 70 al 90. I suoi seguaci sono stati, naturalmente, l’elettrico Marco Tardelli e lo spaventoso Lothar Matthäus, che, nel suo palmares, può annoverare la più efficace e corretta marcatura che abbia subito Diego Maradona. Vedere per credere la finale di Messico 1986. Diego lo ha definito il suo più grande avversario.
L’Ungheria ha rappresentato il meglio del calcio premoderno. Ha distrutto l’Inghilterra a Wembley (6 a 3 nel 1953). Vittorio Pozzo ha detto di non aver mai visto nulla di simile. Ha vinto tutte le partite per quattro anni di fila, perdendo solo la finale del Mondiale in Svizzera, in una chiacchieratissima partita contro la Germania Ovest, con Puskas azzoppato.
L’Olanda del 74, invece, il calcio moderno lo ha inventato di sana pianta.
Tutti che facevano tutto, zona pura, fisico e tecnica perfettamente combinate. Anche loro hanno perso in finale nel 74 contro una Germania Ovest di ferro.
Provate a guardare oggi una partita di quell’Olanda. Vedreste chiaramente che qualcosa è cambiato. Vedreste una squadra che oggi potrebbe giocare e vincere tranquillamente. Vedreste giocatori che per fisico, tecnica, corsa, portamento, trattamento della palla, sarebbero protagonisti anche oggi, non solo in campo, ma anche in qualche spot televisivo. Se date solo uno sguardo alle squadre di Messico 70, anche solo alle più forti, la differenza vi apparirà lampante.
Entrambe queste squadre però non hanno vinto. Hanno perso con avversari tedeschi (sarà un caso?) meno forti di loro. Questa terribile ingiustizia fa del calcio uno sport unico. Ma ciò che lo rende insuperabile è che queste splendide squadre non sono state condannate all’oblio dei perdenti. Al contrario, pur essendo arrivate seconde, sono state consacrate dalla storia come le migliori di sempre. A differenza degli altri sport, nel calcio si può vincere non meritando, ma si può anche trionfare perdendo.