# 11 Aspettando i Mondiali

Mondiali & Parole – L’ultimo degli 11 racconti in vista di Brasile 2014: “Aspettando i Mondiali” a cura di Mauro Zappia

Il Rot-Weiss è una società calcistica tedesca con sede a Essen, città della Renania Settentrionale-Vestfalia. Gioca in quinta divisione tedesca: l’apice del successo del club arrivò con la vittoria per 2-1 contro l’ Alemannia di Aachen, nella finale di Coppa di Germania del 1953, cui fece seguito un campionato nazionale vinto per 4-3 contro il Kaiserslautern nel 1955. Nella stagione seguente, il Rot-Weiss divenne la prima squadra tedesca a qualificarsi per la Coppa dei Campioni. Helmut Rahn, il suo alfiere, divenne il primo calciatore del Rot Weiss Essen a classificarsi sul podio del Pallone d’oro, piazzandosi secondo nell’edizione 1957, dietro al grande Di Stefano.

Rahn segnò 4 reti in totale nella Coppa del Mondo Jules Rimet del 1954. Nella finale contro l’Ungheria, la Grande Ungheria, sotto per 2-0 dopo otto minuti, Rahn realizzò il pareggio al 18′. Negli ultimi minuti della partita segnò, infine, il gol della vittoria sugli ungheresi. 3 a 2 per la Germania. Una così grande impresa è stata raccontata nel film “Il miracolo di Berna”, del regista Sönke Wortmann del 2003, in cui ovviamente grande rilevanza viene dedicata al suo personaggio.

Ai successivi Mondiali del 1958 segnò 6 reti con la Germania, eliminata in semifinale: divenne così il primo giocatore a segnare 4 reti in due Mondiali diversi ed, al contempo, era diventato terzo cannoniere mondiale di tutti i tempi con 10 reti. Lasciò la Nazionale nel 1960, dopo 40 incontri e 21 reti. L’11 luglio 2004, 50 anni dopo la finale di Berna, fu innalzata una sua statua a grandezza naturale presso lo stadio di Essen, nella piazza che porta il suo nome.

Ma una statua non è sufficiente ad un uomo per continuare ad esistere nella memoria collettiva. Almeno così la pensava Rahn.

Christine Rahn, è nipote del calciatore tedesco Helmut Rahn ed un giorno si innamora di un immigrato dal nome esotico, Prince, venuto dal Ghana a Berlino per studiare microeconomia, ma che poi finisce a fare il disc jockey ed il cameriere nelle discoteche; che le da un figlio e la lascia partorire da sola, perché, nel frattempo ha una relazione con una hostess tedesca della Lufthansa, dalla quale, dopo 18 mesi, ha nuovamente un secondo figlio.

I figli si chiamano Kevin Prince, il primo, con quel secondo nome a ricordare che, se pure sta con un’altra donna ,quel figlio è il suo; Jerome, l’altro.

Jerome Boateng, questo il cognome del padre, ha quattro tatuaggi . Uno di questi lungo il suo avambraccio destro , consiste nella parola ” Agyenim “. E ‘ il suo secondo nome e significa ” il Grande ” in Ashanti Twi , la lingua di suo padre. Jerome non è mai stato in Ghana , eppure in qualche modo si sente collegato al paese africano , anche se non si riesce a spiegare bene il motivo . Gli piace ascoltare la musica dal Ghana , perché suona allegra , ma ha pochi amici ghanesi . E’ un giocatore di calcio. E’ stato chiaro per lui, da subito, che, però, voleva giocare solo per la Germania, il paese dove è nato e cresciuto.

Kevin-Prince Boateng ha 13 tatuaggi . Uno di loro , sul suo braccio destro , raffigura un teschio e quattro ossi , con le parole ” The World Is Yours “, in inglese .

Kevin- Prince , il fratellastro di Jerome , anche lui è un calciatore professionista ma lui preferisce la musica di Bushido o Sonny Black, che è lo stesso, il rapper tedesco , le cui canzoni parlano di puttane e sesso anale. Come Jerome , Kevin -Prince è nato a Berlino, è cresciuto nelle fila dell’Hertha ed è un calciatore. La maggior parte di quello che sa sul Ghana , il paese di suo padre , viene da storie che ha sentito. Tuttavia, egli dice : “Sono orgoglioso di essere un africano”

Jerome è cresciuto a Berlino, in zona Wilmersdorf , in un appartamento di tre stanze non lontano dalla Kurfürstendamm , la principale via dello shopping di Berlino Ovest .

Kevin proviene da Wedding, un povero quartiere di Berlino dove gli stranieri costituiscono un terzo dei residenti. Il tasso di disoccupazione è superiore al 15 per cento , 15.000 reati vengono registrati ogni anno, e il numero dei beneficiari dell’assistenza sociale è alta .

Kevin-Prince è stato uno di loro. Kevin ha anche un fratello vero, George, anche egli calciatore talentuoso ma che con suo comportamento “bad” ha compromesso da subito la sua carriera. George è il modello negativo da non imitare, anche se il sangue che ribolle nelle vene di Kevin è dello stesso DNA.

Kevin Prince ha due piedi eccellenti e qualità che non passano inosservate: passa per tutte le under, diventa il miglior juniores tedesco. E’ un mediano che indossa la maglia numero 10. Tutto genio e sregolatezza: il quartiere in cui è cresciuto lo ha segnato per sempre. Quel quartiere, in cui annualmente si contavano ben 15mila crimini, aveva forgiato una promessa, un potenziale campione. A 17 anni debutta in Bundesliga, a 18 picchia l’allenatore, a 20 viene venduto al Tottenham, per una cifra vicina agli 8 milioni. A Londra inizia ad assaporare la concorrenza e le panchine: dopo 11 esclusioni consecutive entra in un periodo di crisi. Così inizia a sperperare il suo ingaggio (due milioni) in vizi: auto di lusso (Cadillac, Lamborghini, jeep Hummer acquistate in una settimana), 160 paia di scarpe, 200 orologi, centinaia di gioielli e altro ancora. “Ghetto Kid” non passa inosservato. E’ scontroso, irascibile. Dato il poco spazio trovato in prima squadra durante la sua prima stagione e mezza in Inghilterra, nel gennaio 2009 decide di ritornare in Germania, accettando un prestito semestrale al Borussia Dortmund. Ritornato al Tottenham allo scadere del prestito, viene definitivamente ceduto al Portsmouth.

Jerome, a differenza del fratello più grande, cresce nella Berlino bene. Come il fratello anche lui se la cava a calcio: ritrova Kevin Prince nelle giovanili dell’Hertha Berlino. La sua carriera calcistica è caratterizzata da una ascesa lineare e costante. Prima le giovanili dell’Hertha, poi il debutto nella Bundesliga con la prima squadra. Nel 2007 si trasferisce nell’Amburgo, squadra nella quale si impone come il faro insostituibile della difesa. Approda in nazionale maggiore e indossa così la maglia di un Paese “che gli ha dato tutto”.

Due talenti non possono passare inosservati. Le porte delle nazionali di Germania si aprono: i fratellastri sono titolari nelle under 17, 19 e nell’Under 21.

Mister Horst Hrubesch, altro ex attaccante della Nazionale tedesca, dalla forza incalcolabile, prototipo dell’ariete calcistico, ha avuto la possibilità di allenare entrambi i fratelli nelle giovanili. Jerome conosce i compromessi. Kevin Prince o prende tutto o niente. Siamo nel 2007, Mister Hrubesch li prepara per l’imminente Europeo Under 21 in Svezia. Una sera Kevin Prince rientra con due ore di ritardo. Sono litigi, volano le offese. Viene rimandato a casa. Serve un metodo per educare il ragazzo. Kevin non parte per il torneo coi compagni, escluso per punizione. Alla fine la Germania si aggiudicherà il titolo.

Il colpo è forte, l’amarezza è tanta. Quindi la dichiarazione shock: “Non voglio indossare mai più la maglia della Germania: giocherò con il Ghana”. Kevin Prince ha 23 anni. Non ha mai messo piede in Africa, ma ottiene il doppio passaporto. Anche lui parte per il Mondiale del Sudafrica, assieme al fratello. Kevin vuole prendere a calci i tedeschi: “Capiranno di aver sbagliato a trattarmi come un randagio”.

Da ragazzi erano legatissimi, ora i rapporti sono più flebili. Il rancore per un’esclusione è tanto.

Kevin, intanto, stronca il mondiale di Ballack, capitano della Germania, rompendogli la caviglia nella finale di Coppa d’Inghilterra. Si scusa per tre volte, ma ha imperdonabilmente privato un popolo, quello tedesco, del suo Capitano.

Promette, quindi, scintille la sfida nella sfida di Germania – Ghana, gara decisiva del girone D per il passaggio agli ottavi, quella tra Kevin Prince e Jerome Boateng, fratelli contro. In tanti sensi. A partire dal caratteraccio.

Il 23 giugno 2010 al termine di Germania Ghana, terminata 1-0 per i tedeschi, i fratelli Boateng si abbracciano. Il loro derby si è appena concluso e, nonostante la sconfitta del Ghana, possono festeggiare entrambi: l’Australia batte per 2-1 la Serbia e quindi Ghana e Germania si qualificano insieme per gli ottavi di finale. Una storia unica la loro, curiosa, ma che ancora non ha fine.

In quel Mondiale il Ghana uscirà ai quarti, battuta solo ai rigori dall’Uruguay, di Forlan e Cavani, mentre la Germania uscirà in semifinale sconfitta al 73’ da un gol di Puyol , vincitore poi con la Spagna della coppa del mondo.

Le carriere di entrambi i fratelli continuano sulla scia dei successi , ma per Jerome la strada è più luminosa. Nel 2013, il suo anno, con il Bayern Monaco, a cui è approdato dopo splendide stagioni al City e la conquista di una coppa d’Inghilterra, vince scudetto, coppa di Germania, coppa dei Campioni, supercoppa UEFA e coppa del mondo per club.

Kevin si accasa al Milan, dove vince nel 2011 uno scudetto, pretende la maglia numero 10 che fu di Seedorf e segna la rete decisiva per la conquista contro l’Inter, della supercoppa italiana. Successivamente, viene ceduto allo Schalke 04. Nel 2011 si è separato dalla moglie, tornata in Germania con il figlio e inizia una relazione con una starlette italiana dalla quale ha un secondo figlio, Maddox Prince, a perpetuare il principesco nome, nato lo scorso 15 aprile 2014.

A parte le sue nottate milanesi, destò clamore il 4 novembre 2011, l’annuncio ufficiale del suo ritiro dalla Nazionale con una lettera alla federazione calcistica ghanese ,a causa di problemi fisici legati al doppio impegno con la squadra di club e la sua Nazionale, le cosiddette Black Stars.

Ma le Black Stars anche senza l’illustre Boateng, vanno avanti nelle qualificazioni per Rio 2014 , guidate, mi si permetta l’allitterazione, dall’ex giocatore dell’Asante Kotoko Kumasi, Kwesi Appiah . No, non è parente di Stephan Appiah, il ragazzo di Accra costretto a scappare dall’Italia travolto dai debiti accumulati, però convince tutti i migliori ghanesi sparsi per la terra, a giocarsi la qualificazione nelle partite decisive con Zambia ed Egitto.

Kevin fa marcia indietro. La fanno anche Essien, Ayew, Muntari e tutti i più forti ritornano. Il Ghana sconfigge i Faraoni, campioni d’Africa, allenati dal padre dell’ex romanista Michael Bradley, 6-1 in casa. Una umiliazione che rende vana la sconfitta per 1-2 al Cairo. Kevin Prince segna il gol , per la terza consecutiva qualificazione ai mondiali della sua nazionale.

In Germania, Kevin Boateng ha cambiato ruolo, lancia lo Schalke 04 al terzo posto in classifica, dietro i due colossi di Monaco e di Dortmund, in odore di Champions; si lascia fotografare seduto sul cesso dell’antidoping con sigaretta in mano e birra, suscitando le reazioni dell’odiato pubblico tedesco. Dispensa consigli anche all’allenatore italiano Prandelli, tramite il noto settimanale Verissimo, consigliando di portare Cassano in Brasile, per arrivare sicuramente tra le prime 4.

Ciò di cui preferiscono tacere tutti e due fratelli è una data, il 21 giugno 2014, estratta dall’urna dei gironi di qualificazione dei Mondiali.

Al momento dell’estrazione di Costa do Sauipe, con una festa costata oltre otto milioni di euro, alla presenza di campioni del passato come Zinedine Zidane, Cafu, Fabio Cannavaro, Mario Kempes e Lothar Matthaus, nel lussuoso resort sulla costa di Bahia, erano collegati 173 paesi e mezzo miliardo di telespettatori.

Allo stadio Castelao di Fortaleza, l’estro, la rabbia di Kevin il ghanese esploderanno nuovamente contro la calma, il metodo ed il compasso di Jerome, il tedesco, nella seconda puntata di una sfida fratricida che lassù, dall’alto, lo zio Helmut, campione del mondo, anche questa volta, saprà orchestrare con sapiente, illuminata regia.