# 8 Zidane e l’ultima

Mondiali & Parole – L’ottavo racconto: “Zidane e l’ultima” a cura di Luciano Cimbolini

Del Mondiale del 2006, vinto alla grande dagli Azzurri di Marcello Lippi, voglio ricordare quello che è stato il grande perdente: Zinedine Zidane.

Giocatore fantastico che ha vestito le maglie di Bordeaux, Juve e Real Madrid. Pallone d’oro, ha vinto tutto e i suoi goal hanno deciso tutto, Mondiali, Champions e partite fondamentali degli Europei.

Ha segnato in finale di Champions contro il Bayer Leverkusen una delle reti più belle di sempre: una volè di sinistro su palla spiovente messa dritta all’incrocio dei pali. Difficoltà tecnica: “smodata”.

La sua testa calda gli è costata uno o due palloni d’oro e probabilmente ci ha dato una gran mano per prenderci la coppa in Germania.

Il suo calcio era spettacolare. Faceva tutto il contrario di quanto si insegna nelle scuole calcio, ma faceva ogni cosa alla perfezione, con il suo esterno magico e con i suoi fondamentali alla rovescio. Fisico possente, corsa caraccollante, percorreva sul campo i kilometri di un mediano, ma aveva la tecnica tipica dei grandi 10 della storia.

La qualità del suo gioco era indifferente alle condizioni atmosferiche. Era uno spettacolo sia sul prato perfetto del Bernabeu che in un fangoso campo della provincia italiana.

Nel 2006 giocò un Mondiale fantastico fino alla testata a Materazzi. Nonostante il suo improbabile allenatore, portò la Francia sino alla finale.

L’apice, però, è stato nel quarto con il Brasile.

Il Brasile era arrivato in Germania con la solita prosopopea. Quell’anno c’erano I Quattro Tenori: Kakà, Ronaldo, Ronaldinho, Adriano. Favoriti su tutti, allo stesso tempo spocchiosi e simpatici, quella sera i Verdeoro presero da Zizou una lezione di calcio. Sembrava volesse dire “Ah sì, voi siete brasiliani, con i vostri giochetti e con le vostre cantilene … ora vi faccio vedere io come si gioca a pallone nella vecchia Europa…”. E il pallone non lo videro mai. E Zidane non lo beccarono mai. A centrocampo li saltava tutti sistematicamente. Fece svariati assist, fra cui, su punizione, quello buono per Henry che giustiziò la Seleção Brasileira, con tanto di consueto sociodramma sudamericano.

Anche in finale fu il migliore in campo, fino alla testata. Credo che sia un peccato che l’ultima cosa che ha fatto in un campo di calcio, e che molti si ricorderanno come emblema della sua carriera, sia la reazione su Materazzi.

Contro di noi a Berlino, giocò, come suo solito, un calcio splendido, lineare e fantasioso allo stesso tempo, sfiorando di testa anche il goal decisivo. Solo un miracolo di Buffon lo sventò.

Già aveva annunciato che sarebbe stata la sua ultima partita.

Un grande Gattuso, dopo il match, gli avrebbe detto “Ma se smetti tu, noi che facciamo? Ci impicchiamo tutti quanti?”.