# 9 Rivelino e i tiri mancini

Mondiali & Parole – Il racconto numero nove: “Rivelino e i tiri mancini” a cura di Luciano Cimbolini

Tiri mancini, ossia, Roberto Rivelino. E lui il mio personaggio simbolo di Germania 74.

Il 74 è il primo Mondiale che ho visto. Anzi è la prima cosa che ho visto. O meglio ancora, la cerimonia inaugurale dei Mondiali è il primo ricordo cosciente della mia vita. Ricordate gli sbandieratori di Firenze che escono dai palloni? Ecco, quella è la prima cosa di cui ho memoria in vita mia. Era il 13 giugno 1974 ed avevo 4 anni e mezzo.

Quello del 74 è il Mondiale dell’Olanda che, come tutti sanno, trionfa perdendoli.

Ma in Germania giocava il suo secondo Mondiale il grandissimo Roberto Rivelino, vale a dire, il miglior mancino di sempre. Parafrasando Trinità, lo potremmo definire il Piede sinistro di Dio. Dopo viene Sinisa Mihajlovic.

A Messico 70 ha fatto parte del più grande attacco di ogni epoca. Fatemelo ripetere perché suona troppo bene: Jairzinho, Gerson, Tostão, Pelè, Rivelino. Probabilmente il football non ha espresso di meglio.

E credetemi, come Rivelino (che ho visto abbastanza bene, in bianco e nero, un po’ ad Argentina nel 78 e un altro po’ sia prima che dopo), per certi aspetti, non c’è stato nessuno.

Il piede, come detto, era solo uno, ma quello che aveva era unico. Esterno, interno, collo pieno. Con il sinistro faceva tutto, a volte burlandosi delle le leggi della fisica.

Era un fantasista dalle movenze semplici, ma sempre in controtempo. E per questo non lo prendevano mai.

Dribblava quando doveva dribblare, tirava quando c’era da tirare, passava quando bisognava passare. Il tutto con colpi di classe unici. Non parliamo delle sue punizioni, perché sarebbe superfluo.

Era sempre il peggiore nel test di Cooper e sempre il migliore con il pallone.

Ha giocato tanti anni, prima nel Corinthias di San Paolo e poi nella Fluminense di Rio.

Ha disputato molti Fla-Flu, il gran derby di Rio. Si stima che i tifosi delle due squadre siano intorno ai 40 milioni, per la stragrande maggioranza del Flamengo. Quattro volte più degli svedesi.

Rivelino ha inventato un colpo che ancora oggi fa sognare tanti bambini, ovvero, l’Elastico, che negli ultimi anni è stato riportato in auge da Ronaldinho.

Ma questo, negli anni 70, era il dribbling targato Rivelino e, in realtà, il suo nome originario è Flip Flap.

Forse però il suo merito più grande è quello di essere stato il brasiliano preferito da Maradona.

Diego ha sempre detto “Sì, va bene, Pelè, chapeau, era fortissimo, grandissimo, sapeva fare tutto, ma io … io avrei scelto Rivelino…”. Probabilmente perché era mancino, zurdo.

Da qualche parte sono sicuro di aver letto, tanto tempo fa, quest’aneddoto, magari in qualche libro di Osvaldo Soriano che, al momento, però non riesco a ricordare.

Maradona parla di Rivelino. E, più o meno, dovrebbe essere andata così. Ad un allenamento della Nazionale brasiliana del 70, Rivelino, che certamente non era un novello Stakanov, stava seduto, assieme a Gerson e Tostão a guardare giocare Pelè. Tutti e tre, che in realtà gran bisogno di allenarsi non lo avevano di certo, all’unisono pensano “Negro di m …! Che gli si può dire? Fa tutto talmente bene, quel figlio di puttana!”. Poi Rivelino si alza, guarda fisso negli occhi Pelè e gli dice “Dimmi la verità … Ti piacerebbe essere mancino, eh?”.