Ciclismo diviso tra risultati e Caso Armstrong!

Tour Down Under e Tour de San Luis hanno aperto la stagione..
Il ciclismo è però in fermento per la confessione di Armstrong..

 

Grande ciclismo 2013: I primi risultati

Tour Down Under e Tour de San Luis hanno aperto ufficialmente la stagione del grande ciclismo. La corsa a tappe australiana ha fatto registrare il successo di Tom Slagter ed ha messo in evidenza un Andre Greipel già in bella condizione. Il giovane olandese ha primeggiato in classifica generale con 17” sullo spagnolo Javier Moreno e con 25” sul britannico Geraint Thomas (migliore italiano Daniele Pietropolli che si è piazzato in 8° posizione con un ritardo di 36”), il tedesco ha conquistato 3 affermazioni di tappa (sulle 6 frazioni complessive) e si è confermato velocista di grande livello. Vittorie parziali per lo stesso Slagter, per Thomas e per Gerrans. Il Tour de San Luis ha invece fatto registrare l’affermazione dell’argentino Daniel Diaz, ma anche i primi acuti stagionali dello spagnolo Alberto Contador e del britannico Mark Cavendish. Da segnalare le vittorie parziali collezionate da Tuft, Diaz, Guevara e dai velocisti azzurri Sacha Modolo e dal ritrovato Mattia Gavazzi
Oggi in Francia si è disputato anche il Gp La Marseillaise, prima corsa europea del 2013. La vittoria è andata al transalpino Justin Jules che ha regolato allo sprint il connazionale Samuel Dumoulin.

“Caso Armstrong”: La premessa

La lunga intervista rilasciata da Lance Armstrong alla giornalista statunitense Oprah Winfrey ha provocato la rabbia di tutti gli sportivi e continua a fare grande rumore. Il ciclista americano, vincitore di 7 Tour de France consecutivi dal 1999 al 2005, ha finalmente confessato di aver fatto uso sistematico di sostanze dopanti (Epo, testosterone, cortisone e via discorrendo) ed ha ammesso di aver costruito la sua carriera sull’imbroglio. Non è stata una confessione spontanea, non è stato certo un fulmine a ciel sereno. Il castello era infatti già crollato da tempo, le prove si erano fatte ormai schiaccianti. Le accuse degli ex compagni di squadra, i suoi valori ematici, il legame con il dottor Ferrari e le indagini portate avanti da diversi organi competenti hanno messo con le spalle al muro il corridore statunitense. Lance si è laureato Campione del Mondo su strada nel 1993 (a Oslo), ha successivamente sconfitto il cancro ed è tornato alle gare nel 1999 diventando una specie di “robocop” del ciclismo mondiale. Ha dominato la Grande Boucle per 7 stagioni.. Impresa mai riuscita a nessuno, roba da extraterrestri, palmares da leggenda. Le sue performance hanno scatenato diversi dubbi, ma nessuno ha mai osato attaccarlo direttamente. Qualcuno lo ha osannato definendolo campione straordinario, molti hanno dovuto sopportarlo, chi si è esposto (Pantani e Simeoni) è stato spedito ai margini.. Armstrong è diventato potente, si è creduto invincibile, come atleta e come figura forte del ciclismo. Ha detto basta nel 2005, salvo poi rientrare alle corse nel 2009. La storia è cambiata in quel preciso istante. Chi era rimasto in silenzio ha cominciato a parlare, chi aveva sopportato si è ribellato. Armstrong è diventato oggetto di accuse che si sono fatte sempre più pesanti ed è stato tradito dal suo pensiero di essere onnipotente prima che dagli altri. Lo hanno definito dopato, hanno detto che obbligava i suoi compagni ad assumere sostanze illecite, lo hanno messo a capo del sistema oscuro, lo hanno indicato come il boss supremo delle due ruote. Prima Lance ha negato, poi quando le accuse sono diventate prove evidenti ha deciso di parlare.

“Caso Armstrong”: La confessione

Così si è presentato da Oprah Winfrey ed è stato ospite d’onore in uno dei programmi più seguiti del mondo.. Ha ammesso di essersi dopato, ha raccontato che lo facevano tutti, ha dichiarato che nel 2009 e nel 2010 ha corso senza fare uso di sostanze proibite, ha negato di essere il boss supremo del ciclismo ed ha accuratamente evitato di fare nomi o di accusare altre persone. “Si è preso le sue responsabilità”, affermano alcuni, “ha recitato alla perfezione un copione già scritto ed ha ammesso soltanto quello che era già evidente”, sostengono quasi tutti. Credere ad un sincero pentimento è effettivamente una pretesa piuttosto esagerata. Non è apparso turbato per aver imbrogliato, non si è preoccupato di far luce sugli aspetti che hanno circondato la vicenda, ha addirittura chiesto di non esser squalificato a vita.. Armstrong ha vinto barando, ha fatto del male ad un ciclismo che già precedentemente era in grave difficoltà, ha tiranneggiato per anni senza il minimo rispetto per le regole. Non è stato l’unico ciclista a doparsi, non deve diventare il capro espiatorio dell’ultimo decennio e al di fuori dell’attività agonistica ha aiutato tante persone diventando paladino della lotta contro il cancro. Questo però non è sufficiente per addolcire la pillola. I 7 Tour sono stati cancellati, l’albo d’oro della gara più importante e prestigiosa del mondo è diventato pieno di buchi neri, la credibilità del ciclismo è scesa ai minimi storici. Non è stato l’unico a vincere facendo uso di doping, ma la sua epopea è stata costruita sulla falsità e sulle menzogne. Non va criminalizzato, ma non ha attenuanti e merita di esser considerato soltanto per quello che è: un truffatore!

“Caso Armstrong”: Ora basta

Armstrong ha sbagliato, ha barato, è andato contro i valori dello sport, ha contribuito a portare il ciclismo ad un soffio dal baratro e non ha certo convinto con la sua confessione. Detto questo è però importante guardare avanti e trarre da questa negativa vicenda insegnamenti utili per migliorare il ciclismo. Tutti si sono scagliati contro il texano ed hanno espresso pesanti giudizi. Nessuno ha invece preso spunto dalla confessione per fare si che in futuro non si ripetano più simili vergogne. Cancellare 7 anni di Tour de France non è infatti roba da poco. Il danno d’immagine è grave, il ciclismo ne esce quasi distrutto, ma dalle macerie si devono creare i giusti presupposti da cui risorgere. La domanda è come riuscirci. Questo dovrebbero chiedersi le istituzioni e gli addetti ai lavori. Quello che è stato è stato e poco importa a questo punto se Armstrong è davvero pentito. Mettiamoci attorno ad un tavolo e analizzando le gravissime lacune del sistema creiamo le condizioni per far si che il ciclismo possa tornare disciplina credibile e pulita. Sconfiggere il doping è missione ardua e richiede un lavoro intenso. E’ arrivato il momento di girare pagina e di provarci. Di questo dovrebbero preoccuparsi i vertici del ciclismo mondiale. Perdere l’occasione sarebbe imperdonabile. Lance Armstrong è il passato ed il ciclismo non può permettersi altri passaggi a vuoto. Mai più finti campioni, mai più corse falsate e doping a iosa. Questo vogliono gli appassionati, questo è ciò di cui ha bisogno il ciclismo. Senza dimenticare, senza continuare ad interrogarsi sulla confessione di Armstrong, guardando avanti, evitando di ritrovarci tra 10 anni a discutere di altri campioni che hanno costruito la loro gloria sulla menzogna. Amnistia no, radiazione si, magari da ora in poi. Tracciamo una linea, schieriamoci compatti contro il doping e puniamo chi continua a non capire e a danneggiare questo bellissimo sport. Tutto il resto è inutile.