Speciale Giro 2014: Analisi e numeri
Il Giro d’Italia si è chiuso con il successo di Quintana. Il focus sulla 97° edizione della corsa rosa.
Giro 2014: Quintana re con pieno merito
Nairo Quintana ha vinto la 97° edizione del Giro d’Italia ed è diventato il 1° colombiano di sempre a scrivere il proprio nome nel leggendario albo d’oro della corsa rosa. Lo scalatore della Movistar ha dominato la scena primeggiando nella classifica stilata al termine delle tre settimane di corsa. Ha conquistato il trionfo grazie al successo di Val Martello (nel tappone con Gavia e Stelvio) ed ha chiuso i conti nella cronoscalata di Cima Grappa. Sono stati questi i momenti cruciali del Giro 2014.
Quintana si è risparmiato nelle prime due settimane, ma è uscito alla distanza e sulle grandi montagne ha dimostrato la sua superiorità. Senza strafare, senza impressionare. Ha approfittato delle situazioni favorevoli, si è accontentato di gestire il margine guadagnato, ha preferito la sostanza allo spettacolo e ha vinto senza stravincere.
Quello di Quintana è stato un successo meritato ed indiscutibile. Era il grande favorito della vigilia e ha vinto con ampio margine come da pronostico. Sterili le polemiche conseguenti la discesa dello Stelvio, inconfutabile la sua superiorità. A voler trovare il pelo nell’uovo, nel Giro di Nairo è però mancata la grande impresa. Lo aspettavamo sul giudice supremo della corsa rosa, il Monte Zoncolan, ed invece è rimasto incollato alla ruota di Uran fino al traguardo. Atteggiamento legittimo ci mancherebbe, ma da un campione che vince il Giro con tanta facilità era lecito attendersi l’impresa.
Questa piccola critica non toglie nulla ai meriti di Quintana e della sua splendida squadra (la Movistar), ma esprime l’unico vero motivo di rammarico sulla sua vittoria.
Giro 2014: I numeri
Nairo Quintana è stato il 1° corridore sudamericano a vincere la corsa rosa ed ha permesso alla sua Colombia di diventare la 12° nazione capace di primeggiare nelle 96 edizioni individuali del Giro d’Italia. Al comando della speciale graduatoria l’Italia con 68 trionfi. A seguire il Belgio con 7 successi, la Francia con 6, Spagna, Svizzera e Russia con 3, Lussemburgo con 2, Svezia, Stati Uniti, Irlanda, Canada e appunto Colombia con 1. Sul podio con Quintana sono saliti Rigoberto Uran e Fabio Aru. Il colombiano ha bissato il risultato centrato nel 2013, il giovane azzurro ha ottenuto il piazzamento più prestigioso della sua carriera.
L’Italia è stata la nazione più vincente di questa edizione della corsa rosa con 6 successi parziali. Il ciclismo azzurro ha festeggiato la doppietta di Ulissi e le singole affermazioni di Canola, Battaglin, Aru e Pirazzi. A quota 4 la Colombia (2 di Quintana, 1 di Uran e 1 di Arredondo), a 3 Australia (2 di Rogers e 1 di Matthews) e la Francia (3 di Bouhanni), a 2 la Germania (2 di Kittel), a 1 Olanda (Weening) e Slovenia (Mezgec). Nella cronometro a squadre che ha aperto il 97° Giro d’Italia sigillo della Orica GreenEdge.
Per la 1° volta nella storia della competizione la maglia rosa non è stata vestita da nessun corridore europeo: a guidare la graduatoria sono stati il canadese Tuft (1 giorno), gli australiani Matthews (6 giorni) ed Evans (4 giorni) ed i colombiani Uran (4 giorni) e Quintana (6 giorni). Doveroso complimentarsi infine con tutti i 156 ciclisti che hanno completato il Giro d’Italia 2014 percorrendo i 3444,4 km che hanno portato la carovana da Belfast a Trieste.
Giro 2014: I più e i meno
Il Giro d’Italia 2014 ha esaltato Quintana ed ha permesso al ciclismo azzurro di scoprire il talento purissimo di Fabio Aru. Il sardo della Astana ha coronato la sua favolosa cavalcata salendo sul terzo gradino del podio e ha realizzato l’impresa più bella di questi 21 giorni di gara (il successo di Montecampione). E’ il presente e il futuro del nostro movimento, è un corridore di grande spessore (tecnico e caratteriale). Era partito da Belfast per aiutare Scarponi ed è diventato l’icona della new generation.
Uran è stato avversario degno di Quintana, ma ha confermato i suoi limiti. Non essendo un campione con la c maiuscola ha fatto il massimo e per questo merita un voto importante. Giro d’Italia più che positivo per il polacco Majka, per l’olandese Kelderman e per il francese Rolland (il più attivo tra i grandi nomi). Sottotono l’australiano Evans, gli azzurri Basso e Pozzovivo, il croato Kiserlovski, sfortunati invece l’irlandese Martin, lo spagnolo Rodriguez e l’italiano Scarponi che sono stati messi fuori dai giochi da rovinose cadute.
Il Giro 2014 passerà alla storia come quello del pasticcio dello Stelvio. La tappa più eroica della corsa rosa è stata infatti caratterizzata dalla poco comprensibile decisione della giuria che con l’intenzione di evitare guai ai corridori (causa le pessime condizioni atmosferiche) ha finito per creare solo tanta confusione. Quintana è stato scaltro ad approfittarne, gli altri hanno invece indugiato pensando che la discesa fosse neutralizzata. La tappa è stata falsata, ma la classifica finale ha espresso i veri valori. Rimane il pasticcio e resta il rammarico di non aver visto ulteriore battaglia negli ultimi giorni di gara. Se Quintana non avesse guadagnato così tanto terreno nella “tappa dello scandalo” lo spettacolo sulle salite più attese sarebbe stato certamente maggiore.
In conclusione possiamo affermare che il Giro d’Italia è stato bello ma non bellissimo. Il forfait dei nomi più illustri del ciclismo mondiale ha pesato nell’economia della corsa rosa. Il livellamento è stato verso il basso e alla fine ha vinto l’unico ciclista di valore internazionale presente al via (assieme allo sfortunato Rodriguez). L’edizione appena andata in archivio non ha regalato imprese e battaglie destinate a rimanere nella storia del ciclismo, ma il Giro resta bello per definizione (come spettacolo di pubblico, di colori, di percorsi) e ha permesso agli appassionati di vivere tre settimane di intenso ciclismo.