SPECIALE TOUR DE FRANCE: secondo capitolo

L’edizione 2012 ai raggi x:
fari puntati sui protagonisti

 

Secondo ed ultimo capitolo di commento sul Tour de France 2012. Attenzione rivolta alla classifica generale e al rendimento dei protagonisti più attesi della Grande Boucle.

 

CLASSIFICA FINALE

Apoteosi Wiggins.

E’ stato il Tour de France della Gran Bretagna (a segno per la prima volta in 99 edizioni), è stato soprattutto il Tour di Bradley Wiggins. Il trentaduenne del Team Sky ha completato la sua metamorfosi trasformandosi da campionissimo della pista (9 ori tra Olimpiadi e Mondiali con 16 medaglie totali) a re della corsa a tappe più prestigiosa del mondo. Wiggins ha preceduto in classifica il compagno (e connazionale) Chris Froome e l’azzurro della Liquigas Vincenzo Nibali. Bradley ha costruito il suo trionfo nelle due crono, mentre in salita è andato forte, ma non è stato superiore ai rivali. La tattica predisposta dal Team Sky lo ha avvantaggiato, ma nel complesso si è comunque dimostrato il migliore. Nei 101,4 chilometri a cronometro (compreso il prologo di Liegi) ha dato 2’00” a Froome (1”18 a chilometro) e 5’56” a Nibali (3”51 a chilometro). Distacchi abissali inferti a corridori che nelle prove contro il tempo non sono certo gli ultimi arrivati. Wiggins si è presentato al via con i gradi del favorito (dopo i successi conquistati alla Parigi-Nizza, al Giro di Romandia e al Criterium del Delfinato) e si è confermato in gara. Ha vestito la maglia gialla a La Planche des Belles Filles e nei giorni seguenti nessuno ha avuto la forza per scalzarlo dal 1° posto della classifica. Il britannico è stato sostenuto al meglio da una squadra super, ha controllato senza eccessivi affanni gli attacchi degli avversari ed ha bloccato sul nascere le velleità del compagno Froome. Lo stop via radio è stato deprecabile, ma non diminuisce certo i meriti di Bradley. Il nuovo baronetto d’Inghilterra ha compiuto un’impresa ed entra nella storia del ciclismo.. Contador e Andy Schleck lo aspetteranno al varco nel 2013 (magari in un percorso con meno cronometro), in attesa che questo avvenga dobbiamo solo levarci il cappello..

Wiggins ha vinto e convinto, Froome ha addirittura impressionato.

Il numero due dei britannici ha dominato la tappa di La Planche des Belles Filles ed in salita è parso addirittura più forte del suo capitano. Le gerarchie interne lo hanno bloccato, ma era comunque troppo distante per superare capitan Wiggins. Il Tour di Froome è stato maiuscolo: attento nel tenere a bada le sfuriate di Nibali sul Col du Peyresourde, ottimo nel difendersi a cronometro, prezioso nel lavorare al fianco di Wiggins, straripante sul muro di Peyragudes. Ha chiuso in 2° posizione dimostrando di avere le doti per vincere la Grande Boucle. Non è accaduto in questa edizione, sarà solo questione di tempo. Froome merita il massimo dei voti così come tutto il Team Sky.

Nibali cuore d’Italia.

L’Italia è salita sul podio dopo diverse stagioni di digiuno (dal 2° posto di Basso nel Tour 2005) e lo ha fatto grazie ad un ottimo Vincenzo Nibali. Il siciliano ha interpretato la Grande Boucle con coraggio ed ha provato a mettere in difficoltà il tandem Sky. I suoi scatti sul Col du Peyresourde hanno regalato spettacolo pur senza andare a buon fine. Nell’ultima frazione pirenaica ha mancato l’appuntamento con la storia, ma non aveva le gambe per compiere la grande impresa.

Gli altri.

Jurgen Van den Broeck si è confermato agile in salita ed eccessivamente debole a cronometro. Il belga non è sullo stesso piano dei più forti, ma ha ancora margini di miglioramento. Il 4° posto in graduatoria rispecchia il suo attuale valore e rappresenta un punto di partenza per il futuro. La rivelazione del Tour si chiama Tejay Van Garderen. Lo statunitense della Bmc ha indossato la maglia bianca, ha chiuso al 5° posto della generale ed è uno dei ciclisti più promettenti della new generation. Deve solo migliorare in salita perché a cronometro è già competitivo. In 6° posizione ha chiuso il redivivo Haimar Zubeldia (costante ma senza acuti), al 7° si è piazzato Cadel Evans. L’australiano è letteralmente crollato sul Col du Peyresourde ed ha perso la chance di bissare l’impresa firmata nel 2011. La top ten è completata dalle speranze francesi Pierre Rolland e Thibaut Pinot (un sigillo parziale a testa) e dallo sloveno Janez Brajkovic (ancora nel limbo). Il Tour 2012 ha invece respinto il russo Menchov, il portoghese Rui Costa, gli spagnoli Valverde e Cobo, i nostri Scarponi e Basso, lo statunitense Leipheimer. Ko per cadute e infortuni l’olandese Gesink e il canadese Hesjedal (vincitore del Giro d’Italia), allontanato per positività ad un controllo antidoping il lussemburghese Frank Schleck..

Che Tour è stato a livello di difficoltà e qualità?

Si è giustamente detto che il percorso fosse disegnato per un crono-man capace di tenere in salita e si è scritto a più riprese che fosse anche meno duro rispetto al 2011. La prima supposizione è confermata dal trionfo di Wiggins, la seconda è però messa in discussione dalla media oraria di queste 2 edizioni: 39,794 km/h quella fatta registrare da Evans nel 2011 (3430,5 km in 86h12’22”) e 39,928 km/h quella fatta registrare da Wiggins nel Tour 2012 (3496,7 in 87’h34’47”). Dati troppo simili per parlare di Grande Boucle meno difficile. La differenza l’hanno fatta le cronometro: 101,4 km nel 2012 (tutti individuali), 65,5 nel 2011 (42,5 km individuali più la cronosquadre di 23 km). Le salite non sono mancate, ma essendo spesso poste lontano dall’arrivo hanno inciso meno che in passato. Questo ha portato ad un Tour diverso. Il Tour è bello a prescindere, ma gli amanti delle montagne sperano che nel 2013 si torni al vecchio disegno: meno cronometro e più salite inserite nei finali di tappa.

Speciale Tour de France: primo capitolo.