Focus Ciclismo – La Vuelta di Spagna 2020

In questa puntata l’analisi dell’ultimo “Grande Giro” della stagione, la Vuelta di Spagna 2020. Fari puntati sul bis di Roglič e sulle principali curiosità emerse nella classifica finale

Con il terzo approfondimento sulla stagione ciclistica targato SportApp.it si chiude l’analisi dei “Grandi Giri”. Dopo aver evidenziato quanto accaduto al Tour de France e al Giro d’Italia, è il turno della Vuelta di Spagna 2020. La 75° edizione della corsa a tappe iberica ha fatto registrare il successo dello sloveno Primož Roglič, capace di conquistare il bis consecutivo dopo un’appassionante sfida con l’ecuadoriano Carapaz e con il britannico Carthy. Tante anche in questo caso le curiosità da mettere in risalto.

La firma di Roglič alla Vuelta di Spagna 2020

Vuelta di Spagna 2020

L’equilibrio si conferma il denominatore comune tra i “Grandi Giri” disputati in questa stagione. Lo si era visto al Tour de France ed al Giro d’Italia, risulta evidente anche osservando la tabella con i migliori cinque della classifica finale alla Vuelta di Spagna 2020. Simile l’epilogo, differente però lo sviluppo della competizione nell’arco delle tre settimane (qualcosa meno in terra iberica visto che le tappe sono state 18 e non 21): alla Grande Boucle e alla corsa rosa la contesa si era infatti risolta con i sorpassi “in zona cesarini” di Pogačar e Geoghegan Hart, mentre alla Vuelta le ultime frazioni hanno confermato la leadership di Roglič. Lo sloveno ha sofferto gli attacchi dei rivali, ma si è difeso con le unghie e con i denti e ha quindi evitato una clamorosa beffa (come avvenuto al Tour, quando era stato scavalcato nell’ultima cronometro dal connazionale Pogačar).

Roglič in questo caso ha conquistato la maglia di leader già nella frazione di apertura (173 km da Irun ad Arrate) e l’ha indossata in 13 delle 18 tappe, perdendola a vantaggio di Carapaz ad Aramon Formigal e all’Alto de El Angliru, ma riprendendola prima a Suances e poi in maniera definitiva dopo la crono Muros – Mirador de Ézaro di 33,7 km (dove ha ottenuto anche il successo parziale). Trionfo meritato quindi per Primož che ha rispettato i favori del pronostico confermandosi uno dei migliori interpreti al mondo per ciò che concerne i “Grandi Giri”. Un VERO CAMPIONE che non si risparmia mai!

Curiosità individuali e per nazioni

Primož Roglič ha centrato il 2° successo consecutivo alla Vuelta dopo quello ottenuto nel 2019 davanti allo spagnolo Valverde ed al connazionale Pogačar. Il trentunenne sloveno è diventato l’11° corridore capace di conquistare almeno 2 vittorie alla corsa iberica, il 4° in grado di primeggiare nel secondo dopoguerra in due edizioni di fila. Prima di lui c’erano riusciti gli svizzeri Tony Rominger (re nel 1992, nel 1993, nel 1994) e Alex Zülle (1° nel 1996 e nel 1997) e lo spagnolo Roberto Heras (dominatore nel 2003, nel 2004 e nel 2005) e primatista assoluto con 4 affermazioni (compresa quella del 2000).

Passato professionista nel 2013 (dopo essersi cimentato ad alti livelli nel salto con gli sci), Roglič è diventato uomo di punta nei “Grandi Giri” con il 4° posto ottenuto nel 2018 al Tour de France e successivamente è salito sul podio nelle tre principali corse a tappe: 3° al Giro 2019, 2° al Tour 2020, 1° alla Vuelta nel 2019 e nel 2020. Prima di lui ovviamente nessun ciclista sloveno si era imposto nella corsa iberica.

Il ventisettenne Carapaz ha regalato all’Ecuador il primo podio di sempre nella prestigiosa gara spagnola ed ha confermato di essere uno dei corridori di riferimento per ciò che riguarda i “Grandi Giri” dopo il successo conquistato nel 2019 al Giro d’Italia. Grazie al 3° posto del sorprendente ventiseienne Carthy (per lui fino ad oggi il miglior piazzamento in una corsa a tappe di tre settimane era stato l’11° posto al Giro 2019), la Gran Bretagna ha portato a 5 i podi ottenuti nelle ultime 7 edizioni (7 dal 2011 in poi comprese 2 vittorie di Chris Froome e 1 di Simon Yates). La “top five” è stata completata dal trentaquattrenne irlandese Daniel Martin (mai così competitivo in un “Grande Giro”) e dal venticinquenne iberico Enric Mas (già 2° alla Vuelta nel 2018 e 5° quest’anno al Tour).

E l’Italia?

L’Italia non ha ottenuto risultati di rilievo in questa edizione, ma era francamente difficile aspettarsi riscontri positivi dato che i corridori azzurri presenti erano soltanto 6. Il miglior piazzamento nella classifica finale è stato il 17° posto del trentenne Mattia Cattaneo che ha terminato la competizione con un ritardo di 17’45” da Roglič. Nelle ultime 3 edizioni della corsa a tappe iberica l’Italia non ha ottenuto piazzamenti nella “top ten” e per ritrovare un risultato degno di nota bisogna tornare al 2017, anno in cui Vincenzo Nibali giunse 2° a 2’15” dal britannico Froome.

Nella storia della Vuelta le nostre vittorie sono state soltanto 6 (Angelo Conterno nel 1956, Felice Gimondi nel 1968, Giovanni Battaglin nel 1981, Marco Giovannetti nel 1990, Vincenzo Nibali nel 2010, Fabio Aru nel 2015), mentre negli ultimi 11 anni gli azzurri sono saliti 4 volte sul podio (Nibali 1° nel 2010 e 2° nel 2013 e nel 2017, Aru 1° nel 2015) e hanno centrato 9 piazzamenti nella “top ten”.

Il bilancio dei “Grandi Giri”

Considerando le classifiche finali di Tour de France, Giro d’Italia e Vuelta di Spagna il bilancio stagionale del ciclismo azzurro è decisamente negativo. Nessuna vittoria, nessun podio, nessun piazzamento tra i migliori cinque e nessun atleta realmente in lotta per un risultato di prestigio. Per noi sono arrivati soltanto il 7° posto di Vincenzo Nibali alla corsa rosa ed il 10° di Damiano Caruso alla Grande Boucle. Troppo poco per un movimento come quello italiano, troppo poco per non parlare di delusione totale.

nazioni classifiche giri

A fare la “voce grossa” è stata la Slovenia che ha concluso la stagione 2020 con ben 2 affermazioni su 3 “Grandi Giri” (Pogačar al Tour, Roglič alla Vuelta) e con 3 piazzamenti sul podio (compreso il 2° posto di Roglič in terra francese). Molto bene la Gran Bretagna che si è confermata competitiva grazie ai volti nuovi Geoghegan Hart (1° alla corsa rosa) e Carthy (3° nella gara iberica) e l’Australia (3ª posizione al Tour con Porte e 2ª al Giro con Hindley). Bilancio positivo infine anche per Ecuador e Olanda, sul podio rispettivamente con Carapaz (2° alla Vuelta) e Kelderman (3° al Giro).

Nemmeno un rappresentante tra i migliori tre quindi per Italia, Francia, Belgio e Spagna, nazioni che fino a pochi anni fa dominavano la scena. D’altronde la geografia del ciclismo è radicalmente cambiata e di questo ormai ci eravamo accorti da tempo

 

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Nel prossimo capitolo di Focus Ciclismo lo “speciale” DEDICATO AI MONDIALI SU STRADA, finalmente con una bellissima vittoria del ciclismo italiano.