Lettera aperta di un padre deluso!

La lettera aperta di un padre che denuncia una brutta vicenda accaduta alla figlia nella pallavolo giovanile della Valle del Tevere..

 

La vicenda raccontata in una lettera..

E’ arrivata alla casella di posta elettronica di www.sportapp.it la lettera aperta inviata da un genitore deluso ed amareggiato per la brutta vicenda che ha coinvolto la figlia che è stata discriminata a quanto si può dedurre da una società di pallavolo della Valle del Tevere (territorio che comprende le province di Perugia ed Arezzo). Non si conoscono il nome della ragazza, quello del padre e quello della società protagonista di tale comportamento, ma è chiaro che ci si trova di fronte ad una di quelle storie che non vorremmo mai venissero raccontate. Lo sport è passione, bellezza del gesto, agonismo, vittorie, sconfitte, delusioni, gioia, ma a livello di settore giovanile è soprattutto amicizia, aggregazione, divertimento. Quando si negano questi aspetti si va contro i principi che da sempre dovrebbero essere alla base delle varie società. Poco importa capire chi siano i protagonisti. www.sportapp.it vuole portare a galla una brutta storia con la speranza che tutto si risolva nel modo migliore e con l’auspicio che episodi così non si ripetano più. Per questo ecco pubblicata la lettera aperta ricevuta ricevuta via e-mail.. Così come è stata scritta, rispettando la decisione del padre di restare nell’anonimato..

 

 

La lettera aperta..

Sono il genitore di una bambina alla quale non è stato concessa l’iscrizione a una squadra di pallavolo locale. Dopo aver fatto parte da quattro anni a questa parte del gruppo, quando sono andato a effettuare l’iscrizione, mi è stato detto che ormai l’organico era al completo. Lei ci è rimasta molto male e mi ha detto: “Papà, potevi farlo prima”. Ha ragione anche se, fino all’anno scorso, era la stessa società (della quale, solo per ora, non faccio nomi) a cercare mia figlia all’inizio della preparazione. E’ vero, ho tardato di qualche giorno, però qualche amico dirigente di altre società, mi ha detto: qual’è il problema, le iscrizioni si accettano sempre. Peraltro anche in questo club si paga una retta, quindi niente arrivava in maniera gratuita. Lei fin da piccola ha fatto parte del gruppo, si è allenata con passione e noi, in famiglia, eravamo contenti. Erano in 4 o 5 nella prima stagione, lei c’era, anzi per fare numero gli stessi dirigenti sollecitavano che andasse ad allenarsi. Sì, giocava poco, forse perchè non è una campionessa, e adesso mi viene sempre più il sospetto che non è stata… accolta nella squadra perchè non ritenuta indispensabile sul piano tecnico. Certi signori/dirigenti che, solo perchè portano i soldi in società, pensano di avere la conoscenza a 360 gradi anche su come si gestisce una squadra, dovrebbero sapere, visto che sono genitori anche loro, che a questa età le ragazze stanno bene insieme, si divertono, affrontano con spensieratezza anche l’ambiente sportivo che le allontana dalle tentazioni di ogni giorno. Ebbene, io speravo che fosse questa la “società” ideale in tal senso per mia figlia. Invece ha trovato la porta chiusa e, nonostante le insistenze fatte con più di un dirigente di questo club, ad oggi non ho ricevuto nessuna risposta. Portarla da altre parti? Lei ha tutte le amiche che da anni ormai fanno parte di quel gruppo, sono compagne di classe, quindi non vedo perchè dovrebbe allontanarsi da loro. Evidentemente ci ha pensato qualcun altro a dividere, anzi, a discriminare alcune iscrizioni rispetto ad altre. E poi questa è una società che sostiene di lavorare da anni con profitto con il settore giovanile; riesco a dire che può essere pure vero, i numeri gli danno ragione, però è giusto anche mettere in evidenza storie amare come quella che ha coinvolto mia figlia. La quale mi dice ora: papà, portami almeno in palestra, forse lì c’è una mia amica con la quale posso stare insieme. Dispiace pure che gli stessi allenatori, che soprattutto a questa età dovrebbero essere educatori, vanno di pari passo con i dirigenti. “No, per tua figlia non c’è più spazio, sono tante nel gruppo, non saprei come fare a gestire la situazione, e comunque se sta bene alla società, per me non ci sono problemi…”. Infatti ora mia figlia – che è stata discriminata dai dirigenti che portano denaro al club che ora, rispetto al passato, non ha più la necessità di valutare il bilancio in base alle iscrizioni del settore giovanile – se ne resta a casa quando le altre sue amichette la salutano per andare agli allenamenti. Anche l’assessore allo sport del Comune conosce la situazione: ha condannato l’episodio, è rimasto sconcertato, però nulla; anche da lui nessuna risposta, nessun intervento per regalare di nuovo a mia figlia quei momenti di spensieratezza e di sano divertimento trascorsi insieme alle sue amiche. Ormai, anche a questi livelli e nei settori giovanili, non si guarda più in faccia a nessuno! Non è giusto far pagare ai figli presunte rivendicazioni tra grandi… Complimenti alla società che potrà vincere, anzi, stravincere mille campionati, questa sconfitta però resta la più grande che ha già subito in partenza.

Un padre deluso…