L’Italia e le sue perle alle Olimpiadi Invernali!

I momenti salienti della storia azzurra ai Giochi Olimpici Invernali.. I 4 moschettieri di Lillehammer ed il ciclone “Tomba la Bomba”..

 

Italia tra le grandi delle Olimpiadi Invernali!

Secondo capitolo di approfondimento sulla storia delle Olimpiadi Invernali. Dopo aver evidenziato i numeri più importanti delle 21 edizioni andate in archivio è il momento di parlare dell’Italia. Il nostro movimento ha vissuto tanti momenti indimenticabili ed ha recitato un ruolo importantissimo nell’economia dei Giochi. Per i molti trionfi, per l’11° posizione nel medagliere all-time, per la bellezza delle imprese realizzate dagli atleti azzurri che hanno avuto l’onore e l’onere di rappresentare il paese da Chamonix 1924 a Vancouver 2010. L’Italia ha conquistato 106 medaglie: 37 ori, 32 argenti e 37 bronzi. A rompere il ghiaccio fu Nino Bibbia, vincitore del titolo olimpico nello skeleton maschile a St. Moritz 1948. La prima medaglia al femminile arrivò nel 1952 ad Oslo nello sci alpino grazie a Giuliana Minuzzo (bronzo in discesa), mentre la prima donna a festeggiare l’oro fu Erika Lechner nello slittino a Grenoble 1968. I migliori azzurri sotto il profilo statistico sono stati Alberto Tomba, Deborah Compagnoni, Stefania Belmondo, Manuela e Giorgio Di Centa, Eugenio Monti, Luciano De Paolis, Armin Zoeggeler, Paul Hildgartner ed Enrico Fabris. L’Italia non conquista un titolo femminile da Salt Lake City 2002 (ori nel fondo con Gabriella Paruzzi e Stefania Belmondo e nello sci alpino con Daniela Ceccarelli) e ha ottenuto l’ultimo trionfo maschile a Vancouver 2010, edizione in cui Giuliano Razzoli salvò la spedizione azzurra primeggiando nello slalom maschile (sci alpino ovviamente). Quali sono stati i momenti più belli dell’Italia nella storia delle Olimpiadi Invernali? www.sportapp.it ne ha selezionati due, senza voler per questo sminuire il valore degli altri trionfi..

 

 

Epopea Italia: La profanazione firmata da Fauner e dai suoi “fratelli”

Il successo più importante e prestigioso dell’Italia è datato 22 febbraio 1994. Alle Olimpiadi di Lillehammer la staffetta azzurra maschile dello sci di fondo riesce infatti nell’incredibile impresa di battere la straordinaria Norvegia padrona di casa di fronte a centomila tifosi rimasti attoniti dinnanzi ad un tale affronto. La squadra scandinava è formata da Sture Sivertsen, Vegard Ulvang, Thomas Alsgaard e Bjorn Daehlie ed è giustamente considerata la più forte di tutti i tempi. La nazione principe dello sci di fondo è impegnata sulle nevi di casa, può contare su 4 atleti sopraffini e ha in ultima frazione il più grande di sempre (Daehlie appunto). La tavola sembra apparecchiata per una marcia trionfale, ma la festa di un intero popolo viene rovinata dai moschettieri azzurri Maurilio De Zolt, Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner.

I nostri disputano una prova da incorniciare e trasformano in una splendida realtà quello che alla vigilia pareva come un sogno irrealizzabile. L’allora quarantatreenne De Zolt contiene il distacco da Sivertsen, Albarello ricuce il distacco da Ulvang nel secondo tratto in tecnica classica, Vanzetta resiste al forcing di Alsgaard, Fauner completa l’opera rimanendo agganciato a Daehlie, il sovrano indiscusso dello sci di fondo mondiale. Il popolo vichingo segue con grande trepidazione le gesta del più grande, l’Italia inizia a cullare la speranza di poter duellare per l’oro. Bjorn vola leggiadro come sempre, Silvio da Sappada resta incollato alle code e mette pressione al norvegese. La sfida è lanciata e si fa incandescente con il passare dei minuti. I 10 km sono un continuo spalla a spalla tra l’idolo di casa ed il sempre più convinto azzurro. I centomila tifosi assiepati lungo il percorso si chiedono chi sia colui che osa mettere in discussione la superiorità di sua maestà nel tentativo di rovinare la già programmata festa del popolo scandinavo.

Fauner non si lascia schiacciare da cotanto peso e si concentra sulla strategia da mettere in pratica: restare a contatto per dare l’anima nel rettilineo finale. Sangue freddo, obiettivo chiaro e tanta forza da sprigionare nel momento che può valere l’ingresso nell’Olimpo. E’ così è. Fauner approccia in testa l’ultima curva, prende la corsia interna, guadagna un lievissimo margine e spinge a “tutta manetta” resistendo al tentativo di rimonta di Daehlie. Silvio è davanti e ha ancora la forza per tagliare il traguardo con un “saltello” a braccia levate che diventa immediatamente icona dello sport italiano. Il re è al tappeto, la missione è compiuta, il tempio è profanato, il popolo che si nutre di sci nordico è ammutolito di fronte alla splendida Italia portata in trionfo dal monumentale Fauner. Vincere la prova simbolo del fondo in casa della nazione regina e per di più battendo il più grande di ogni epoca è gioia senza prezzo, è impresa senza tempo! Da allora il 22 febbraio 1994 è data storica, da quel preciso istante De Zolt, Albarello, Vanzetta e Fauner sono entrati nella leggenda.. Con il massimo rispetto per gli altri trionfi questo rimane il momento più alto dello sport italiano nella straordinaria epopea delle Olimpiadi Invernali.

 

 

Epopea Italia: La serata da Festival di “Tomba la Bomba”

In grado di resistere al confronto soltanto il titolo conquistato da Alberto Tomba nello slalom maschile di sci alpino a Calgary 1988. Il fuoriclasse emiliano (nato a Bologna il 19 dicembre 1966) chiude la manche di apertura al terzo posto e nella seconda run rimonta fino a vincere l’oro. Considerando tutti i trionfi del grande Alberto potrebbe sembrare evento normale. La peculiarità di quel successo è presto spiegata. E’ il 27 febbraio 1988 ed in contemporanea si svolge la serata finale del Festival di Sanremo.. La manifestazione canora ai tempi rappresentava un momento imperdibile per quasi tutti gli italiani ed era oggetto di un vero e proprio culto anche per coloro che di musica ne capivano ben poco. Tradizione popolare, condivisione di un evento, fotografia di un paese spensierato e appassionato di grande varietà. Quella sera il Festival di Sanremo viene interrotto per trasmettere in diretta la seconda manche e la performance di “Albertone Nazionale” viene seguita da 20 milioni di telespettatori. A vincere il Festival è Massimo Ranieri con “Perdere l’amore”, ma il mattatore della serata è senza dubbio Alberto Tomba.

L’azzurro riesce a prevalere su Frank Worndl (tedesco della Germania Occidentale) per 6 centesimi e bissa l’oro conquistato pochi giorni prima in gigante. Una doppietta storica, una serata memorabile, un risultato reso ancora più bello dalla straordinaria risonanza mediatica. Mai era accaduto che il Festival di Sanremo venisse “profanato” da un evento sportivo (e mai accadrà successivamente). Potere di “Tomba la Bomba”! Personaggio eccentrico, esuberante, discusso e a volte discutibile, spesso fuori dalle righe, ma prima di tutto campione sublime dello sci alpino! Albertone ha vinto 5 medaglie olimpiche (3 ori e 2 argenti), è salito 4 volte sul podio mondiale (2 ori e 2 bronzi), ha conquistato 1 sfera di cristallo (1994-1995) e 50 affermazioni in Coppa del Mondo (35 in slalom e 15 in gigante). Non è stato lo sciatore più vincente di tutti i tempi (lo svedese Stenmark è primatista in Coppa del Mondo con 86 acuti, il norvegese Aamodt vanta 4 ori olimpici, il lussemburghese Girardelli ha alzato per 5 volte la sfera di cristallo e l’austriaco Sailer ha vinto 7 titoli iridati), ma ha segnato la storia dello sci alpino come nemmeno i numeri riescono a raccontare e come nessun altro è mai riuscito a fare. E quella sera del 27 febbraio 1988 è lì a testimoniarlo per sempre..