La disamina a bocce ferme sugli Australian Open

Il commento sul primo slam del 2014 a cura del collega Paolo Rossi.. Dai trionfi di Wawrinka e Li al rendimento degli italiani

 

Australian Open a bocce ferme: Wawrinka Suisse Made

Il Grande Tennis edizione 2014 ha già messo in archivio il primo Major di stagione. Gli Australian Open giocati al caldo infuocato di Melbourne – i termometri hanno raggiunto a volte temperature superiori ai 40 gradi centigradi – hanno espresso verdetti ben diversi da quelli immaginati alla vigilia del torneo. Nessuno sospettava che lo svizzero Stanilas Wawrinka avrebbe trionfato nel singolare maschile. Parere più o meno unanime anche per quanto riguarda la vittoria della cinese Na Li nel femminile. Ma ogni tanto nello sport qualche sorpresa fa l’effetto dell’aria fresca durante una passeggiata fatta alle prime luci dell’alba. In ogni caso sia Wawrinka che Li rappresentano il nuovo per modo di dire. I due protagonisti non sono certo dei comprimari. Hanno solo trovato appena davanti a loro, soprattutto lo svizzero, colleghi avversari che hanno monopolizzato l’ultimo decennio di tennis.

Stanislas Wawrinka è cresciuto all’ombra di Roger Federer, tanto da meritare l’appellativo – tuttavia ingiusto a nostro parere – di “Svizzera 2”. L’elvetico nato a Losanna 28 anni fa è riuscito dove solo Juan Martin Del Potro (vittoria allo Us Open del 2009 in finale su Federer) aveva osato fare in questi lunghi anni di dittatura dei Big Four: vincere una prova dello Slam estromettendo i soliti Federer, Nadal, Djokovic, Roddick (ormai ritiratosi) e Murray. Ma tutto ciò che è nuovo aggiunge valore aggiunto allo sport del gioco della racchetta. I progressi ottenuti da Wawrinka dal punto di vista tecnico, tattico e mentale in questi ultimi 18 mesi sono stati enormi. Già nella scorsa edizione 2013 degli Us Open (che Sportapp.it seguì per intero) fu evidente che il giocatore svizzero era pronto per cogliere qualche successo importante. Nella semifinale persa al quinto set contro Djokovic, Wawrinka espresse pur uscendo sconfitto un livello di gioco eccellente. In quel match la somma dei singoli punti giocati fu di 165 vs 165 (!). Solo nel tennis può accadere di perdere una partita finendo in un pareggio virtuale, senza quindi averla persa del tutto. Paradossale ma vero. È il fascino terribile di questa disciplina.

Australian Open a bocce ferme: Fallire e riprovare

Wawrinka si è fatto tatuare da qualche tempo sul braccio sinistro una citazione tratta dalla novella «Worstward Ho» scritta da Samuel Beckett nel 1983: «Ever tried. Ever failed. No matter. Try again. Fail again. Fail better». Tradotta in italiano significa: “Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò meglio”. Rappresenta la sua visione della vita e del tennis. “Nel tennis – diceva qualche mese fa – se non sei Roger o Rafa o Nole non vinci i tornei che contano, perdi sempre. Ma hai bisogno di prendere gli aspetti positivi delle sconfitte, e tornare al lavoro e continuare a giocare. Perché se una sconfitta ti ammazza, è difficile giocare a tennis. E’ semplice”. Stanislas Wawrinka ha fatto veramente tesoro di questa citazione. Da ogni incontro perso pur avendo sfiorato la vittoria ha imparato qualcosa. È così che ha trovato l’energia per continuare ad allenarsi con profitto ed efficacia. È così che ha raggiunto un livello di gioco eccellente, basato su due fondamentali solidi, con un rovescio ad una mano stratosferico. La finale di Melbourne è apparsa menomata dall‘infortunio occorso a Nadal, ma sta di fatto che Wawrinka ha meritato la vittoria del torneo nel quale è stato capace di estromettere nei quarti Novak Djokovic, dominatore in Australia nelle ultime tre edizioni. Da quest’anno il suo nome rimarrà scolpito nell’albo d’oro del torneo. Alla fine la gente ricorderà solo questo.

Nel frattempo Wawrinka è salito al numero 3 del mondo nella classifica ATP. I Fab Four quindi hanno un altro super eroe. Per uno svizzero che ha lasciato le piazze d’onore del ranking ormai da tempo (Federer) ce n’è un altro che prende il suo posto.

 

 

Australian Open a bocce ferme: Precisione svizzera

Sarebbe molto interessante studiare quali metodologie di allenamento abbiano studiato e messo a punto in Svizzera in questi ultimi 20 anni per saper coltivare due tennisti di così buon livello ed averli saputo portare ai vertici delle classifiche mondiali. La didattica elvetica ha avuto sicuramente modo di far crescere due talenti individuati fin da piccoli. Auspichiamo a questo punto della carriera di Wawrinka che il team Suisse rosso bianco crociato di Coppa Davis sappia far scendere in gioco sia Wawrinka che Federer, con lo scopo di riuscire a vincere insieme l’ultimo trofeo che manca a Roger, l’Insalatiera d’Argento più famosa del mondo: la Coppa Davis.

 

Australian Open a bocce ferme: Made in Cina

La Cina sta diventando una sorta di potenza mondiale anche in campo sportivo. Negli ultimi 25 anni il paese orientale ha investito moltissimo nel settore scolastico e nella formazione. In campo economico commerciale i risultati sono evidenti. Lo sport ha rivestito sicuramente un ambito da tenere in debita considerazione. Se pochi lustri addietro nessuna cinese faceva parte del circuito WTA, oggi con Na Li la Cina vanta già due vittorie Slam. La prima ottenuta al Roland Garros nel 2011 quando la forte tennista originaria di e residente a Wuhan sconfisse la nostra Francesca Schiavone detentrice del titolo. L’ultima è la recente vittoria di Melbourne. Un bel dire. La simpatica cinese, inutile dirlo, è estremamente popolare nel suo paese e siamo certi che i suoi successi faranno da catapulta fenomenale per avvicinare tanti ragazzi e ragazze al tennis con la speranza di poterla emulare. Non è troppo da fantatennis immaginare un dominio asiatico nei prossimi decenni, magari anche nel circuito maschile. Considerando i numeri della Cina, la loro base di praticanti potrebbe diventare la più ampia del pianeta.

 

Australian Open a bocce ferme: Made in Italy

L’Italtennis ha mietuto qualche successo importante in questo primo Slam di stagione. Flavia Pennetta ha giocato un buon torneo perdendo nei quarti soltanto da Na Li che poi avrebbe vinto la tappa. Ma chi ha fatto incetta di premi è stata la nostra coppia formata da Sara Errani e Roberta Vinci, capaci di confermarsi coppia campione nel doppio per il secondo anno consecutivo. Con questo risultato le due tenniste italiane hanno portato a 4 le vittorie nei tornei Major: 2 Australian Open (2013-2014), 1 Roland Garros (2013), 1 Us Open (2013), più altre due finali perse. Vincere è stato il miglior viatico per confermarsi la coppia numero 1 del mondo. Adesso possono e devono tentare il cosiddetto “Career Grand Slam”, cioè la vittoria in ogni appuntamento Major, aggiungendo Wimbledon, che ancora manca, al loro palmares sempre più ricco. Sara e Roberta dicono che la loro amicizia è la loro forza. L’alloro di Wimbledon allora non tarderà ad arrivare e potrà coronare una carriera fulgida.

Australian Open a bocce ferme: Polvere di stelle

La “Rod Laver Arena” è il grande stadio di Melbourne compreso di tetto movibile che ospita i matches più importanti durante gli Australian Open intitolato a Rodney George Laver. Laver ha oggi l’età di 76 anni ed è stato un campione immenso, capace di vincere due volte tutti i 4 tornei del Grande Slam in carriera, la prima nel 1962, poi nel 1969, all’avvento dell’era Open. In tutto ha centrato 11 prove Slam, ma divenne professionista nel 1963 e gli fu negata la possibilità di partecipare ai tornei Major fino al 1968. Altrimenti quante prove avrebbe vinto? Un numero inimmaginabile. Ritiratosi nel 1979 a 41 anni, continua ad essere una star ed è sempre presente a Melbourne durante il torneo. Quest’anno è pure sceso in campo per qualche scambio contro Roger Federer nell’ambito della giornata inaugurale organizzata a scopo benefico. Due leggende della racchetta legate dallo stesso destino. Quello di essere delle star da oscar. Vederli palleggiare insieme davanti alle tribune gremite per qualche minuto è stato emozionante per chiunque. Laver segnato dal tempo e dall’età si è prestato all’evento. Vestito con un maglione di lana vintage, di quelli che lo resero famoso nel mondo e con una racchetta contemporanea di largo formato rispetto a quelle in legno che usava ha dato sfoggio della sua tecnica pura, purtroppo logorata da qualche inevitabile dolore articolare. Noblesse oblige..

 

Articolo di Paolo Rossi