Laver Cup 2022 – C’era una volta Roger Federer

C’era una volta Roger Federer. Il campione svizzero ha dato l’addio al tennis agonistico durante la Laver Cup in corso di svolgimento a Londra. Una serata densa di emozioni e ricordi indelebili. Contornato da tanti colleghi, Roger si è sciolto in un pianto fatto di gioia e nostalgia

Correva l’anno 1998. Nel periodo di Pasqua il Circolo del Tennis di Firenze (storico sodalizio fondato nel 1898 dalla comunità inglese che viveva nella città fiorentina) organizzava un torneo internazionale under 18. L’edizione di quell’anno vide arrivare in finale la promessa azzurra toscana Filippo Volandri, ed un ragazzo svizzero, chiamato Roger Federer. Il match fu vinto dall’elvetico col punteggio di 7-6, 6-3. Roger avrebbe compiuto 17 anni nel mese di agosto.

L’anno successivo, nel mese di aprile del 1999, Federer esordì per i colori della Svizzera in Coppa Davis (quella vera, non il surrogato attuale) nel primo turno del tabellone mondiale contro l’Italia, battendo nella prima giornata di gare Davide Sanguinetti per 6-4, 6-7 (3), 6-3, 6-4, dopo 2 ore e 41′ di gioco. A Neuchatel il talento di Roger scoperchiò il vaso di Pandora. Era nata una stella. Il nuovo Sampras, fu detto.

Il 4 febbraio del 2001 all’età di 20 anni e 6 mesi, Federer vinse al Palalido di Milano il suo primo torneo ATP. In carriera ha poi scritto il suo nome nell’albo d’oro di ben 103 tornei e 20 prove dello Slam, infilando 237 settimane consecutive in testa alla classifica mondiale.

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Foto Paolo Rossi

Venerdì sera 23 settembre dell’anno 2022 Roger ha giocato a Londra durante la Laver Cup la sua ultima partita ufficiale, tornando in pista dopo 14 mesi di assenza dal circuito, da quando uscì di scena da Wimbledon 2021, sconfitto da Hurkacz. La decisione del ritiro era ormai nell’aria e le condizioni del suo ginocchio destro hanno giustificato la sua decisione. Federer ha ricordato in questi giorni come è maturata questa scelta, quando a luglio di quest’anno, l’ennesima risonanza magnetica lo ha persuaso che il ginocchio non avrebbe più retto ai ritmi imposti dal tennis.

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Foto Paolo Rossi

E così ieri sera è sceso in campo in un ultimo match di doppio insieme a Rafael Nadal, amico e rivale di tante sfide disputate in giro per il pianeta, nella cornice del Millenium Dome di Londra, nel corso della Laver Cup, sfida tra Europa e resto del mondo. Inutile dire che l’evento ha avuto un seguito televisivo da record. Da super record.

Federer ha caratterizzato con la sua presenza sportiva un quarto di secolo. Il suo è stato un passaggio agonistico che lascia un imprinting tennistico fenomenale. Ha ispirato almeno tre generazioni di giocatori (e giocatrici) e non è un azzardo affermare che Nadal, Djokovic, Murray, Wawrinka e tanti altri, sono da ritenersi come suoi prodotti, o meglio, sono tennisti che, trovando Roger Federer sul loro cammino, hanno voluto alzare l’asticella del loro lavoro e dell’impegno da riversare nell’allenamento per migliorarsi giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Con i risultati ottenuti hanno spinto a loro volta Federer a cercare di progredire sempre. Solo questi 4 nomi hanno vinto in tutto 49 prove Major, a cui si aggiungono le 20 vinte da Roger. Extra-ordinario. Fuori dal comune.

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Foto Paolo Rossi

La festa di ieri sera protrattasi nel grigio campo della Laver Cup ha creato un vortice intenso di emozioni. Impossibile raccontare solo a parole il tennis espresso da Federer durante i tanti successi ottenuti in 24 anni di carriera. Vederlo piangere come un bambino insieme ai suoi compagni di avventura, a Nadal e Tsitsipas, a Djokovic e agli altri campioni, compreso il nostro Matteo Berrettini, con i componenti della sua famiglia, senza riuscire a stare fermo quando rispondeva alle domande di Jim Courier, grande ex degli anni novanta, ha fornito il peso enorme e viscerale che Roger stava vivendo in quell’attimo.

Gioia e dolore allo stesso tempo. Gioia d’essere consapevole d’aver dato un contributo senza precedenti alla popolarità del tennis. Dolore nostalgico di dover lasciare l’agonismo per l’incedere del tempo. Il tempo. Sembrava non dovesse mai passare. Invece passa. Come per ogni essere umano.

Dobbiamo soltanto manifestare gratitudine a questo giocatore, capace di mantenersi competitivo e di esprimersi da campione fino all’età di 40 anni. La solitudine del tennista, ogni qual volta l’uomo esce dal campo, dopo i clamori del pubblico, delle luci del palcoscenico e dei trionfi, è capace di produrre crolli psicologici senza precedenti. Con lui è stato differente.

Federer ha avuto saldi punto di riferimento: la sua famiglia, i genitori, la moglie, i 4 figli; il suo staff, pressoché mai cambiato fin dagli esordi, casomai ampliato con inserimenti strategici, dacché è diventato professionista, con Severin Lüthi sempre presente, l’allenatore svizzero che più di tutti è stato al suo fianco. Il talento non basta se non è coltivato e fatto sbocciare. Perché ciò possa accadere, servono anche le persone giuste accanto al momento giusto.

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Foto Paolo Rossi

Il tempo ha condotto Federer alla decisione del ritiro. A 41 anni, con oltre 1500 partite giocate, un ginocchio logoro, la schiena con qualche acciacco, è difficile avere margini di progressi per compiere altre imprese sportive. Ma quello che ha fatto, è già di per sé un’impresa eccezionale che ogni tifoso del tennis ricorderà.

“Mi sento felice, è l’addio che speravo” ha detto Federer con voce rotta dall’emozione. Grazie Roger !!!

Paolo Rossi

Foto Paolo Rossi : Roger Federer in alcuni momenti della sua carriera