Luca Vanni: Dal circuito delle vallate aretine al Roland Garros
La bella storia del tennista Luca Vanni raccontata nell’intervista realizzata da Paolo Rossi in terra di Francia..
Luca Vanni subito fuori a Parigi, ma comunque protagonista di un sogno
La vicenda di Luca Vanni è da raccontare. È nato a Castel del Piano il 4 Giugno del 1985 e risiede a Foiano della Chiana. Ha varcato i confini d’accesso del Grande Tennis da adulto maturo, visto considerato che tra pochi giorni compirà 30 anni. Luca ha realizzato un grande sogno. Quello di diventare tennista professionista. È salito agli onori della cronaca qualche mese addietro quando raggiunse la finale ATP di San Paolo, poi persa sul filo di lana contro Cuevas. La sua escalation è recente. Nel 2009 era numero 719 del mondo. Numerose sono state le sue partecipazioni nelle tappe ITF e Challenger sparse in mezzo mondo. Oggi è salito alla posizione numero 102.
Ma fino all’età di 19 anni Vanni era soltanto un terza categoria, uno tra i tanti in giro per i tornei federali, e quando era ancora più giovane disputava le tappe – vincendole – del Circuito delle Vallate. Va ricordato che vinse il Master CVA del 2001 all’età di 16 anni in finale con Chiodini, oltre a 4-5 tappe del circuito di quella stagione. Nel 2000 era classificato 4.3, nel 2001 4.1, nel 2002 3.5, nel 2003 3.2 e così via fino a raggiungere la possibilità d’ingresso nella classifica mondiale, guadagnando punto su punto. Alto 197 centimetri per 94 chili di peso ha cominciato adesso la sua carriera autentica da professionista mettendo a frutto anni di intenso lavoro atletico e tecnico ben organizzato. Nel torneo parigino ha superato le qualificazioni con grande determinazione ottenendo un posto nel tabellone principale del torneo. Abbiamo incontrato Luca Vanni al Roland Garros di Parigi nella Players Lounge, il ristorante dedicato ai giocatori, alla vigilia de suo match di primo turno contro il bombardiere australiano Bernard Tomic (perso poi 3-6, 6-3, 3-6, 4-6, ndr). Un luogo blindatissimo ubicato sotto il campo Suzanne Lenglen.
La prima cosa che gli ricordiamo è la sua partecipazione da giocatore con una classifica “normale” al Circuito delle Vallate”.
“Si – risponde con un sorriso - a sedici anni ero ancora 4.3 e vinsi il Master delle Vallate Aretine proprio contro il Chiodini”.
Ci accoglie così Luca, dall’alto dei suoi 197 centimetri di altezza. Qui a Parigi ha vinto tre durissime partite tutte e tre terminate al terzo set, tra cui la prima finita 16-14.
Chiediamo cosa sia scattato in lui in un’età così avanzata per un atleta d’alto livello.
“Il punto di partenza è stato il mio infortunio al tendine rotuleo. Avevo già avuto un best ranking di 270 al mondo nel 2012 quindi non partivo dal nulla. Ma dopo il problema al ginocchio ho subito un’operazione molto delicata e per recuperare è stato necessario tanto tempo. Nel periodo in cui sono stato fermo avevo 28 anni e non sai se potrai riprendere a giocare e soprattutto a quale livello. Ti vedi allontanare d’un botto il sogno che avevi da bambino, vedi gli altri che vanno avanti e così ho preso una seria risoluzione. E’ stata una sorta di maturità mentale. Certo si deve e si può’ migliorare anche nel gioco e nella tecnica ma lo sforzo è stato comunque mentale, di volontà. Con l’allenatore (fabio Gorietti ndr) abbiamo fatto una scheda di cose da fare e soprattutto da non fare. Piccoli accorgimenti, ma che alla lunga fanno una grande differenza. Per esempio fare stretching tutti i giorni e non solo una volta alla settimana, mettere sempre il ghiaccio dopo gli allenamenti e le partite giocate, non esagerare con la coca-cola e le patatine fritte. Insomma avevo un foglio con 15 accorgimenti da seguire, una specie di protocollo. Il mio coach mi aveva anche detto che se li seguivo mi avrebbe aiutato anche finanziariamente. Nel senso che seguendo quei precetti sarei potuto diventare o almeno mi sarei comportato da professionista. Non gli ho seguiti tutti, ma almeno 12 su 15 li ho seguiti”.
I risultati poi sono arrivati..
“Non è stato facile seguire ogni precetto perché quando una cosa ce l’hai come abitudine è difficile togliersela”.
Comunque il miglioramento c’è stato, vedi la finale a San Paolo del Brasile.
“Avevo già fatto le qualificazioni a Chennai e perso 75 al terzo da Berankis che era stato 70 ATP, poi un’altra sconfitta anche quella tirata contro Lajovic (76) insomma il mio gioco stava salendo. Mi considero in quel limbo di giocatori tra i 60 ed i 110. Ovviamente prima di tutto bisogna arrivarci e poi stabilizzarsi”.
La qualificazione nel tabellone di Parigi è stata comunque un ottimo risultato.
“Si, senza dubbio. Ho trovato che negli Slam con uomini e donne insieme c’è un grande caos, e nel tennis tra i giocatori non ci sono amicizie vere. Molte sono amicizie di cortesia, finte amicizie”.
Qua hai giocato con Ungur che viveva a Perugia, poi Fabbiano che si allena con te ed infine Golubev che vive a Bra. Sono quasi degli amici per te.
“Con Fabbiano viviamo insieme a Foligno e abbiamo lo stesso coach, ci alleniamo insieme, passo più tempo con lui che con la mia ragazza. Non è stata una partita facile con lui dal punto di vista emotivo, ma il tennis è questo”
Articolo e foto di Paolo Rossi