Murray re di Wimbledon e di Gran Bretagna

Murray ha battuto Djokovic, ha vinto Wimbledon ed è entrato nella storia

 

Murray vince Wimbledon

Una favola a lieto fine, una bella giornata di tennis, un’impresa entrata di diritto (e di rovescio..) nella storia dello sport mondiale. Andy Murray ha vinto Wimbledon e ha interrotto il lungo digiuno della Gran Bretagna. 77 anni dopo il successo di Fred Perry la nazione di casa è tornata a festeggiare il trionfo di uno dei suoi figli prediletti e ha interrotto un tabù che pareva diventato eterno.. Il “miracolo” si è compiuto domenica sull’erba più famosa del pianeta, all’interno della cattedrale del tennis, al termine di una sfida che ha tenuto con il fiato sospeso gli appassionati della racchetta e l’intero popolo d’oltre manica. Murray ha sconfitto Djokovic in una gara emozionante che ha messo di fronte i tennisti più forti del circuito. Il numero due si è imposto sul leader della classifica mondiale dopo 3 ore e 10 minuti di grande tennis. Il nuovo idolo di Gran Bretagna ha vinto in 3 set (6-4, 7-5, 6-4) e ha realizzato l’impresa più grande della sua carriera. E’ stato un incontro coinvolgente al di là del punteggio. Djokovic ha tentato il tutto per tutto, è sembrato più volte sul punto di riaprire il match ed ha comunque fatto la sua bella figura, ma Murray non si è disunito nemmeno nei momenti più difficili e si è dimostrato finalmente maturo per sollevare il trofeo più ambito.

La finale di Wimbledon ha regalato grande spettacolo e si è conclusa nel modo più emozionante. Un britannico è tornato profeta in patria dopo 77 lunghi anni ed ha conquistato definitivamente un posto nella storia del tennis. Andy ha capito di essere di fronte alla grande occasione della carriera ed è entrato in campo con l’intenzione di mettere pressione a Djokovic. Il set di apertura è stato un monologo. Il numero uno del mondo ha provato a resistere, ma nulla ha potuto al cospetto dello scatenato rivale. Nel secondo set Nole ha cambiato ritmo e si è portato avanti 4-1, ma non è stato capace di difendere il vantaggio ed è stato ancora messo all’angolo da Andy.. Copione simile anche nel set conclusivo. Djokovic è partito a razzo e sembrava sul punto di riaprire la sfida, ma Murray ha tenuto duro ed ha effettuato il definito sorpasso. Il britannico ha sudato ogni singolo punto ed ha saputo volgere a proprio favore gli scambi decisivi.. Andy è stato superiore nella precisione dei colpi, nella potenza del servizio, nella condizione fisica (anche perché ha sicuramente faticato meno di Nole) e soprattutto nella voglia di ottenere il massimo risultato. Ha vinto con la testa oltre che con la tecnica, ha vinto perché aveva un appuntamento con la storia e non voleva certo lasciarselo sfuggire. Una grande domenica di tennis e una favola con il lieto fine.

 

 

Murray nella leggenda

Andy Murray ha coronato il suo sogno ed ha riscattato la sconfitta patita 12 mesi fa da Roger Federer. Aveva domato l’erba del Centre Court aggiudicandosi l’oro olimpico (sempre contro lo svizzero), ma Wimbledon è uno dei pochi tornei che può valere più di un titolo a cinque cerchi. Qui è stata scritta la storia del tennis, qui hanno vinto tutti i più grandi, qui la Gran Bretagna non esultava dal 1936. Atmosfera unica, clima da grande evento, risultato finale salutato dall’ovazione sincera di un popolo finalmente felice. Il finale è stato da pelle d’oca e non solo per l’emozionato e stravolto Murray. Il golden boy del tennis d’oltre manica ha compiuto il salto di qualità ed è salito nell’olimpo. Il ventiseienne scozzese (nato a Glasgow il 15 maggio 1987) ha giocato la 7° finale di uno slam ed ha conquistato il 2° trionfo della carriera (dopo lo Us Open del 2012). Ha vinto 28 titoli (4 nel 2013), ha superato i problemi fisici che lo avevano debilitato a inizio anno ed ha dimostrato di essere ormai sullo stesso livello dei più grandi. Ha battuto Djokovic, lo ha avvicinato in classifica ed è pronto per diventare il numero uno del circuito.

Nole Djokovic ha giocato invece l’11° finale di uno slam, ma è rimasto fermo a quota 6 affermazioni (Australian Open nel 2008, nel 2011, nel 2012 e nel 2013, Wimbledon nel 2011 e Us Open nel 2011). Non ha giocato il tennis migliore della sua vita, ma si è arreso di fronte ad un Murray formidabile e non è certo uscito ridimensionato dal torneo. Wimbledon ha messo in risalto le qualità morali e tecniche di Del Potro e Janowicz (arrivati fino alle semifinali), ha detto che Nadal difficilmente ritornerà competitivo su erba ed ha purtroppo respinto nelle primissime fasi il divino Federer.

 

Bartoli regina fra le donne

Il torneo femminile ha trasformato in realtà i sogni di Marion Bartoli. La possente francese ha battuto 6-1, 6-4 la tedesca Sabine Lisicki ed ha trionfato nella finale più inattesa della storia di Wimbledon. La numero 15 del tabellone ha steso la numero 23 ed ha saputo sfruttare l’occasione della vita. E’ tornata in finale 6 anni dopo il ko subito dalla statunitense Venus Williams ed ha conquistato il 1° slam della carriera (8° titolo assoluto). Ha approfittato del crollo delle big, ha tramortito la spaesata Lisicki ed ha dominato il confronto. Trionfo meritato per la trentenne transalpina (nata a Le Puy en Velay il 2 ottobre 1984). Non sarà una fuoriclasse assoluta, ma ha picchiato duro in ogni gara ed ha espresso un tennis efficace e vincente. Appuntamento rinviato per la Lisicki che ha patito l’importanza della posta in palio. La giovane e talentuosa tedesca (nata il 22 settembre 1989 a Troisdorf) si è arresa per la troppa emozione al termine di una splendida cavalcata (battute anche Serena Williams e Agnieszka Radwanska), ma avrà occasione di rifarsi.

 

Italia in festa per Quinzi

Wimbledon ha portato un raggio di luce nel tennis italiano. Merito di Gianluigi Quinzi che si è aggiudicato il torneo juniores sconfiggendo in finale il coreano Hyeon Chung con il punteggio di 7-5, 7-6. Il diciassettenne azzurro (è nato a Cittadella il 1 febbraio 1996, ma risiede a Porto San Giorgio) ha vinto un match difficile, ha mostrato un talento cristallino ed ha regalato all’Italia la 2° affermazione a Wimbledon della sua storia.. L’unico trionfo era arrivato nel 1987, anno in cui il titolo juniores fu ad appannaggio di Diego Nargiso. Ha firmato un capolavoro, è destinato (a parere degli esperti) ad una luminosa carriera. La strada è ancora lunga, ma l’inizio è incoraggiante. E’ la speranza azzurra e speriamo che in futuro possa diventare una certezza. Importante che possa maturare in pace e senza troppe pressioni.