EMOZIONI AL TOUR: NIBALI LE PROVA TUTTE,WIGGINS SI DIFENDE

La seconda tappa alpina premia Rolland
ed offre spunti interessanti in ottica classifica

Spettacolo doveva essere e spettacolo è stato.

La frazione numero 11 del Tour de France (da Albertville a La Toussuire) ha infatti regalato grandi emozioni e ha tenuto con il fiato sospeso gli appassionati di ciclismo. Il francese Pierre Rolland ha coronato la sua giornata di grazia cogliendo la seconda affermazione personale al Tour de France (dopo quella firmata lo scorso anno sull’Alpe d’Huez). Il ventiseienne del Team Europcar (al bis di squadra dopo la vittoria conquistata ventiquattro ore prima da Thomas Voeckler) è andato in fuga nelle prime rampe del Col de la Madeleine e si è reso protagonista di una fantastica cavalcata. Prima in compagnia di altri 25 coraggiosi, poi tutto solo verso il traguardo di La Toussuire. Il drappello dei fuggitivi si è sgranato con il trascorrere dei chilometri, Rolland ha avuto la forza per tenere duro e per resistere al prepotente ritorno degli uomini di classifica. Lo scalatore francese ha staccato Kiserlovski (l’ultimo capace di rimanere alla sua ruota) a poco più di 10 chilometri dall’arrivo e si è aggiudicato la tappa con pieno merito. Siamo di fronte ad un ciclista di enorme talento. Per consacrarsi in modo definitivo deve migliorare nelle prove contro il tempo, ma in salita va già fortissimo e lo ha dimostrato anche in questa circostanza. Non si vincono tappe del genere se non si possiedono doti rilevanti, a livello tecnico e caratteriale.

La seconda frazione alpina (decisamente più tosta rispetto a quella del giorno precedente) ha regalato grande spettacolo anche tra i big della classifica.

Bradley Wiggins ha conservato la maglia gialla, ma ha sofferto più del previsto e si è difeso con i denti oltre che con le gambe. Il campione britannico resta il principale favorito per il successo finale, ma la tappa di La Toussuire ha confermato che tutto può ancora accadere. Di quanto è avvenuto in casa Sky riferiremo più avanti, ora è giusto concedere spazio al grande protagonista di giornata: Vincenzo Nibali. L’azzurro della Liquigas non ha guadagnato terreno nei confronti di Wiggins, ma ha tirato fuori una prestazione eccellente ed ha tentato in tutti i modi di sparigliare le carte. Le sue accelerazioni nella salita finale (non proibitiva a livello di pendenze, ma selettiva anche a causa di un’andatura elevata fin dalla partenza) hanno messo alla corda il Team Sky e diversi uomini di classifica. A pagare dazio è stato prima di tutti Cadel Evans. L’australiano è andato in crisi e ha perso 1’26” dagli avversari diretti (1’28” nei confronti di Froome). Nibali ha superato in graduatoria il vincitore del Tour 2011 ed è salito al 3° posto assoluto. Non si è avvicinato alla vetta, ma ha confermato di essere in ottima condizione e nelle prossime tappe con arrivo in montagna potrà provarci con ulteriore convinzione. Vincenzo è il miglior corridore italiano per le corse a tappe ed ha il coraggio per imporsi anche nelle competizioni più importanti. La sua assenza ha impoverito il recente Giro d’Italia (anche ai fini dello spettacolo), la sua presenza sta nobilitando in modo inequivocabile questo Tour de France. Nibali punta ad un piazzamento sul podio, ma ha qualità, testa e gambe per sognare qualcosa di più prestigioso. Sarà dura, ma mirare in alto non è certamente peccato. Intanto sta infiammando la corsa e sta regalando quelle emozioni che da sempre sono alla base del ciclismo.

Lo sconfitto di giornata è come detto Cadel Evans.

Il campione australiano ha attaccato senza fortuna sulle rampe della Croix de Fer (assieme allo scudiero Van Garderen), ma quando la corsa è esplosa ha perduto le ruote dei diretti avversari. Ha avuto senso l’azione da lontano? A conti fatti no, ma Evans ha probabilmente cercato di capire quale fosse la sua condizione e quale fosse lo stato di salute dei suoi rivali. In quel preciso momento deve aver realizzato di non essere al top, in quel preciso istante ha forse capito di dover limitare i danni. Non ci è riuscito, ma una giornata storta (ammesso che si sia trattato solo di questo) può capitare. La sua corsa verso il successo ha subito un rallentamento, le prossime salite diranno se la resa è definitiva.

Discorso a parte per Bradley Wiggins e Chris Froome.

La coppia Sky risultati alla mano è uscita rafforzata dalla seconda frazione alpina. Wiggins si è confermato in giallo, Froome ha guadagnato 2” e si è issato al 2° posto della classifica. Qualcosa però non ha funzionato al meglio ed all’interno della squadra britannica si è probabilmente andati ad un soffio dall’incidente diplomatico. Al secondo attacco di Nibali, Froome ha dato l’impressione di essere in crisi ed ha lasciato l’onere dell’inseguimento al suo compagno. Sembrava l’inizio della resa ed invece poco dopo la musica è cambiata. Quando Nibali è stato riassorbito Froome ha allungato con decisione mettendo in crisi proprio il suo capitano. A fermare l’incomprensibile azione è stato un ordine giunto dall’ammiraglia tramite radiolina. Ligio alle regole di scuderia, Froome ha rallentato ed ha atteso che Wiggins tornasse alla sua ruota.

Qual era l’intenzione di Froome? Rilanciare l’azione, staccare il compagno oppure far vedere al mondo che è lui il più forte del team?

Forse non lo scopriremo mai, di sicuro è stato un episodio inusuale. Per questo ribadisco che le insidie principali per Wiggins potrebbero arrivare dall’interno della sua squadra. Non è solo una provocazione. I fatti del Giro d’Italia 2004 (duello in famiglia tra Simoni e Cunego) confermano che non siamo di fronte ad un’ipotesi assurda.

Le prossime salite forniranno risposte più chiare sulle chance di vittoria dei grandi favoriti. Ad oggi Wiggins guida la classifica con 2’05” su Froome, 2’23” su Nibali, 3’19” su Evans e 4’48” su Van den Broeck. Ormai fuori dai giochi che contano tutti gli altri.